POLITICA
Carne di frontiera, Campione–Lugano sotto i riflettori
Dopo l’inchiesta del “Fatto”, la Lega interroga il Governo: “Dati, controlli e garanzie su salute e concorrenza”

Un’inchiesta pubblicata dal “Fatto Quotidiano” ha riacceso l’attenzione sul presunto contrabbando di carne lungo l’asse Campione–Lugano, descrivendo un fenomeno che, nell’arco di tre anni, avrebbe toccato le 500 tonnellate e generato profitti stimati intorno ai 40 milioni di euro. Le ricadute chiamano in causa la sicurezza alimentare, la leale concorrenza per ristorazione e commercio e l’ordine pubblico in Ticino. Partendo da queste rivelazioni, il gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi ha presentato un atto ispettivo rivolto al Consiglio di Stato.

Nel testo depositato si chiede innanzitutto una fotografia aggiornata del fenomeno: volumi, valore, numero di sequestri e tipologia delle infrazioni rilevate negli ultimi tre anni. L’interrogazione domanda poi come si coordino, sul piano operativo, gli uffici federali e cantonali competenti — dogane, sanità, sicurezza, economia — e quali strumenti siano oggi impiegati per impedire l’introduzione illegale di carne e la sua immissione nel mercato cantonale. Il tema non è solo repressivo: si sollecita una stima dei costi a carico del Cantone e dei Comuni (controlli, procedure, oneri amministrativi) e si chiede se il Governo intenda farsi promotore a Berna di misure aggiuntive, normative o di cooperazione transfrontaliera, per rafforzare la lotta al contrabbando. Centrale, infine, il capitolo sanitario: quali garanzie esistono sulla tracciabilità delle derrate, sul rispetto della catena del freddo e sul fatto che carni introdotte illegalmente non finiscano nella ristorazione o nel commercio al dettaglio, alterando la concorrenza?

La Lega chiede anche come il Cantone vigili sul rispetto delle regole da parte degli operatori onesti — dai ristoranti ai negozi — e quali controlli siano in atto per evitare che qualcuno benefici indirettamente di prezzi “dopati” dall’evasione di dazi e IVA. L’esecutivo è chiamato a rispondere punto per punto, mentre alla frontiera resta aperta la sfida di coniugare tutela dei consumatori, legalità e condizioni eque per chi opera nel rispetto delle norme.

Le domande al Consiglio di Stato:

1. Quali dati aggiornati dispone il Governo cantonale in merito all’entità del traffico di carne di contrabbando sul territorio cantonale (peso, numero di furgoni, numero delle infrazioni, valore stimato) negli ultimi tre anni?

2. Quali uffici federali e cantonali sono coinvolti nel monitoraggio di tale fenomeno (ad esempio dipartimento della sicurezza, dogane, sanità pubblica, economia) e in che modo collaborano, anche con le autorità svizzere e italiane?

3. Quali strumenti di controllo, ispezione e sanzione sono attualmente attivi per contrastare l’importazione illegale di carne e la sua immissione nel mercato ticinese?

4. Quali sono i costi stimati a carico del Cantone e dei comuni (controlli, procedimenti amministrativi, sanità, ecc.) legati a questo traffico?

5. Il Governo intende proporre all'autorità federale ulteriori misure (legislative, regolamentari o di cooperazione transfrontaliera) per rafforzare la lotta al contrabbando di carne, tutelare i consumatori ticinesi e garantire le imprese che operano legalmente? Se sì, quali?

6. Quali garanzie esistono che la carne immessa illegalmente non rappresenti un rischio per la salute pubblica (in termini di provenienza, condizioni di conservazione, tracciabilità)?

7. In che modo è garantito che i commercianti e i ristoratori del Cantone rispettino la catena di controllo e che non beneficino indirettamente della concorrenza sleale generata da merci contrabbandate?

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