SPORT
"Gli sportivi saranno visti come gladiatori, specialisti di un fare tossico"
Il sociologo dello sport Pippo Russo analizza la ripresa dell'attività agonistica di alto livello. "Tutto questo per restituire al pubblico sempre più distante un senso di normalità che non è tale”
Il Chiasso si allena e mister Lupi porta la maschera

BELLINZONA – Saranno settimane di fuoco per Lugano, Chiasso e le altre squadre di Super e Challenge League che torneranno in campo a partire dal weekend del 20-21 giugno, giocando poi 13 partite in sei settimane.

Ma come riprenderà lo sport? Il sociologo, che si occupa in particolare proprio dello sport, Pippo Russo propone una lettura particolare per quanto concerne il futuro su Opinione Liberale. “Lo sport dopo l’emergenza Covid-19 sarà un oggetto geneticamente modificato, cui bisognerà riprendere le misure anche perché toccherà a esso prenderle rispetto a un mondo trasformato”.

“Per tutta una lunga fase transitoria esso verrà celebrato come dentro una campana di vetro, e delegato a attori che d’improvviso smettono di essere il manifesto vivente di una condizione di fitness per essere trasformati nei soggetti di una quarantena moltiplicata”, scrive. “Chiamati a compiere interazioni che ai non sportivi di professione sono interdette perché considerate a altissimo rischio. Ciò che farà di calciatori, rugbisti, cestisti, ma anche di mezzofondisti, velocisti, nuotatori, qualcosa di simile ai gladiatori di un tempo”.

“Soggetti chiamati a compiere performance che ne mettono a repentaglio l’integrità, da condursi dentro una campana di vetro che sterilizza il pericolo da essi portato”, prosegue Russo. “Tutto e soltanto per restituire al pubblico sempre più distante un senso di normalità che non è tale”.

Non è possibile chiedersi se siamo pronti, perché a suo avviso sta già accadendo. Portandoci “una visione delle cose per cui quei soggetti lì, che si battono e dibattono dentro l’arena così distante, siano impegnati in un’attività nociva. Specialisti di un fare tossico, forsennati cercatori dell’esperienza borderline. Come se tutto lo sport, indistintamente, diventasse sport estremo”.

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