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19.10.2015 - 12:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La débâcle Verde. «Savoia ha distrutto il partito» - «No, sono i temi a non essere più in auge»

Tamara Merlo e Usman Baig analizzano la sconfitta del loro partito, già proiettato al futuro. Merlo: «Dobbiamo capire come rispondere a modo nostro ai bisogni della gente». Baig: «Conta la visione, non le mode».

BELLINZONA - Il partito che esce maggiormente con le ossa rotte da queste federali è senza dubbio, seppur il risultato era atteso, quello dei Verdi, un movimento diviso da tempo al suo interno, e senza coordinatore da quando Savoia, pochi giorni fa, ha lasciato il ruolo. «Era un risultato atteso. Savoia ha avuto otto anni per preparare la sua campagna e non è comunque riuscito nell'intento, lui e il suo clan hanno distrutto il nostro partito, svuotandolo di ogni contenuto», spara a zero Usman Baig, esponente dell'ala dei "dissidenti" di Savoia. «Pensare agli errori passati non serve più, Savoia appartiene al passato. In generale non ci sono piaciuti il non essere leali con la propria visione e la svolta destroide che non ci rappresenta». Tamara Merlo, che invece è sempre stata dalla parte di Savoia, spiega in modo diverso il pessimo risultato. «È deludente ma non possiamo dire che non fosse atteso, dopo le cantonali e i sondaggi. È un problema che ha riguardato tutti i partiti ambientalisti in Svizzera, sia i Verdi che i Verdi liberali, con una consistente perdita di seggi. Noi in Ticino abbiamo dimezzato la percentuale, ma al di là della delusione non abbiamo avuto conseguenze pratiche, così non è stato a livello federale. I nostri temi non sono in auge, ed è una riflessione che andrà fatta. Dovremo comprendere perché non siamo stati capaci a livello nazionale di rispondere ai cittadini, dato lo spostamento verso destra dovremo trovare il modo di rispondere ai bisogni degli elettori, non con una risposta che sia la stessa dei partiti di destra ma una verde. Non vorrà più dire ecologia, evidentemente». Colpa dei temi ambientalisti che non sono più molto in auge? Per Baig assolutamente no. «Il partito non deve seguire le mode ma la propria visione, e questa manca alla signora Merlo. In assenza di una visione logica se ne esca con certe dichiarazioni. A noi non interessano i voti, bensì gli ideali, lo stare dalla parte dell'ambiente, del sociale, per i bisogni del nostro cantone. Sono loro che hanno cercato di seguire le mode, e i risultati sono stati quelli». I Verdi si sono comunque spostati verso destra, ma non è servito. «Il nostro posizionarci in modo deciso sul 9 febbraio avrebbe dovuto premiarci, come ha fatto con UDC e Lega», ha analizzato Tamara Merlo. «Non ci hanno visti come sufficientemente forti per portare avanti il discorso a livello federale, ed è anche normale perché, nostro malgrado, abbiamo dato un'immagine sfaldata verso l'esterno. Nessun elettore è felice di dare il voto a un partito che dà l'impressione di non essere forte e compatto». Primo obiettivo, dunque, trovare la compattezza e una guida forte? "All'assemblea del prossimo 28 novembre dovremo capire come vorremo che diventino i Verdi. «Bisognerà parlarsi, chiarirsi e contarsi, vedere in che direzione andare. Io sono a disposizione, in ogni caso bisogna assicurare un dopo Savoia. Farlo dopo questo risultato non è esaltante, ma bisogna rimboccarsi le maniche. Chiunque si candiderà sa che ha davanti un compito impegnativo». «Ci stiamo concentrando su quella che deve essere la nostra visione politica in senso generale. Una persona che porti avanti gli ideali? No comment», è l'idea sul futuro del partito di Baig. L'addio di Savoia ha influito? «Non credo, anche perché molti avevano già votato per corrispondenza, e lui ha fatto un buon risultato personale, e i Verdi stessi lo hanno scelto», ha minimizzato Merlo. Se ci sarà ballottaggio, i dissidenti non sosterranno il loro ex Coordinatore. «Non ci interessa», afferma deciso Usman Baig, «appartiene al passato, non è più rappresentativo del nostro partito. Faccia ciò che vuole, è una persona non gradita ai Verdi, dunque un capitolo chiuso».
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