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20.10.2015 - 14:370
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Alain Bühler, «ammetto di aver tifato per Marco... »

«Abbiamo portato i consensi di giovani che senza di noi non avrebbero magari votato», l'analisi del voto di Alain Bühler

BELLINZONA - Alle elezioni federali di questo fine settimana si sono presentate anche quattro liste giovanili. Fra queste anche quella dei Giovani UDC, «come prima volta il risultato non è male, 526 ticinesi hanno deciso di sostenere la nostra lista pur sapendo che eravamo una lista minore, senza possibilità dunque di elezione», ci dice il presidente Alain Bühler. «Mi auguro si prosegua anche nei prossimi anni con una lista giovane anche nei prossimi anni. I voti che abbiamo ricevuto sono da giovani che probabilmente non avrebbero votato».Senza possibilità di essere eletti, allora perché candidarsi?«È stata una sorta di prova sul campo per i candidati. Ma con la sottocongiunzione, al contrario di quella orizzontale operata da Generazione giovani e GISO, fa sì che tutti i nostri voti siano riversati sulla lista UDC. Questo significa che l'UDC non ha fatto 10,75%, ma in realtà l'11,3%. L'obiettivo principale era quello di rinforzare l'UDC. Siamo giovani ma rappresentiamo fortemente le idee del partito svizzero. Siamo tutti parte di una grande famiglia, e ciò che conta è il risultato finale».Tutte le liste giovanili hanno ottenuto un risultato attorno al 0,5%: vale la pena presentare liste giovanili?«Noi non abbiamo esagerato nella campagna sapendo che non c'era un obiettivo finale. Siamo stati in piazza, abbiamo sfruttato molto i social. I giovani socialisti erano poco presenti, sapendo di non poter essere eletti non si sono messi molto in gioco. Non vale la pena così? Dipende da come uno intende la sua azione politica. Per quanto ci riguarda, coi pochi membri che abbiamo (una cinquantina, di cui una ventina davvero attivi, e sette anni fa eravamo in tre!), ci teniamo a far politica. Se c'è da andare in piazza lo facciamo, se c'è da scrivere un pezzo lo scriviamo, se c'è da fare una manifestazione in piazza andiamo a farla. Ci siamo messi a disposizione perché amiamo far politica, siamo interessati e volevamo imparare. I nostri candidati hanno partecipato a dibattiti, seppur minori, e se la sono giocata».Cosa avete imparato da questa campagna, visto che uno scopo era quello?«Le lezioni apprese in questa tornata elettorale, ma anche in quelle passate, è che se si vuole essere eletti si deve dare il massimo del proprio tempo alla campagna. Si tratta di due mesi in cui si è ovunque, a qualsiasi evento pubblico, sagra, eccetera. La gente non si attira coi cartelloni, bensì parlando con loro. Ho visto di persona la campagna di Marco Chiesa, e lui non si è fermato per quaranta giorni».Ci nomina Chiesa, siete contenti come giovani della sua elezione? Non fa parte del vostro movimento, ma è comunque più giovane rispetto a Rusconi.«Non posso esprimermi a nome della sezione, perché non ne abbiamo ancora discusso. Ai giovani piaceva l'idea di avere anche lui in Consiglio nazionale, l'ideale sarebbe stato far eleggere sia lui sia Pierre, ma era quasi impossibile. Personalmente, ammetto di aver tifato per Marco, so quello che ha fatto negli ultimi quattro anni in Gran Consiglio (anche con proposte strutturali, non solo interrogazioni) e il grande lavoro che ha svolto per il partito dietro le quinte, quello che si vede meno. Il risultato ottenuto è il riconoscimento per quanto fatto. Ritengo che meritava l'elezione, ma non vuol dire che Rusconi meritava di perdere il seggio. Chissà, magari fra quattro anni avremo due UDC... con un giovane, perché no... ».
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