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04.11.2015 - 23:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Polemiche e ripicche da campagna elettorale, la politica ci ha dimenticati»

Luca Albertoni tira le orecchie alla politica, «surreale campagna denigratoria» sullo studio dell'IRE

LUGANO - «Peccato che lo sviluppo del cantone non sembri essere una priorità di alcune parti della politica, affaccendate piuttosto in continue polemiche e ripicche da campagna elettorale». Ad affermarlo è il direttore della Camera di commercio ticinese, Luca Albertoni, che - ancora una volta - tira le orecchie ad una classe politica che ormai presterebbe poca attenzione alle esigenze del tessuto economico cantonale. Non però il Dipartimento finanze ed economia, che «si sta impegnando per focalizzare l’attenzione sui settori trainanti del Cantone e su come affrontare le molte sfide che attendono la Svizzera e il Ticino». Ad infastidire il direttore della Camera di commercio sono le reazioni all'ormai famigerato studio dell'Istituto ricerche economiche (IRE) sugli effetti degli accordi bilaterali sul mercato del lavoro, «fatto a pezzi ancora prima di poterne discutere». Si tratterebbe di «un’ulteriore occasione persa per affrontare in maniera approfondita uno dei temi più delicati della nostra realtà economica e sociale. La surreale campagna denigratoria condotta immediatamente dopo la pubblicazione (o meglio, la fuga di notizie sullo studio) getta e getterà inevitabilmente una luce negativa su tutti gli studi che potranno essere presentati sul tema o che, in generale, non soddisfano le aspettative di una o dell’altra parte politica». Non una questione di merito dello studio, «che può e deve essere messo in discussione, ma trovo che il metodo di giudicare senza leggere né approfondire, sia ormai diventato usuale. E questo non può certo favorire la discussione sui contenuti e su possibili tracce di soluzione per questioni presenti e future. Per il mondo aziendale, al di là delle gazzarre politiche e mediatiche, è importante poter contare su basi istituzionali e legislative solide e prevedibili, che permettano agli imprenditori di fare il loro mestiere e di creare quella ricchezza che molti sono bravi a distribuire, ma più distratti quando si tratta di porre le basi per crearla». «Sarebbe un delitto gettare alle ortiche con leggerezza la proverbiale capacità di dialogo svizzera, senza porsi qualche domanda sul funzionamento del sistema. Che avrà sicuramente qualche difetto da correggere, ma che non può essere smontato a piacimento come fosse una composizione di Lego costruita e ricostruita in qualche minuto», afferma ancora Albertoni. «L’auspicio degli imprenditori è quello di un confronto anche duro, ma sereno e nel limite del possibile oggettivo, dove tutti possano far valere le rispettive preoccupazioni, ma senza isterismi né accuse gratuite sparate a destra e a manca. Con i tempi che corrono, forse è chiedere troppo. Purtroppo. Ma nell’interesse del paese e dell’economia, abbiamo comunque ancora voglia di farlo». E conclude «sperando che tutti capiscano che è facile e forse pagante in termini di immagine prendersela sempre e comunque con l’economia organizzata, ma che senza dialogo costruttivo è impossibile crescere».
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