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08.03.2016 - 07:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Una Lugano al maschile? Almeno una donna ce la farà... »

La candidata UDC Raide Bassi riflette su un possibile Municipio composto solo da uomini. «Noi donne siamo più veraci e istintive, il confronto è arricchente»

LUGANO - L'8 marzo si celebra la festa della donna, ed è l'occasione per riflettere sul ruolo femminile in diversi ambiti. Da quasi un anno, il Consiglio di Stato conta solo uomini, ed anche il Municipio di Lugano rischia di rimanere un affare tutto al maschile. Giovanna Masoni Brenni sarà sostituita probabilmente da un uomo il 10 aprile e in casa socialista Cristina Zanini Barzaghi è insidiata da Jacques Ducry. Per parlarne abbiamo contattato la candidata UDC all'esecutivo Raide Bassi.Municipio tutto al maschile, un rischio concreto?«C'è una possibilità che avvenga, come donna spero si riconfermi Cristina Zanini Barzaghi. D'altra parte, per i liberali verrà probabilmente scelto un uomo, dato che le donne non sono conosciute nello scenario luganese; solamente per quello, non perché non siano competenti. Ma alla fine penso che la presenza femminile fra i socialisti resterà, almeno una si salverà!».Al di là degli schieramenti, cosa dà una donna in politica? Un approccio magari diverso?«Uomini e donne hanno due modi diversi di affrontare e risolvere i problemi. La visione femminile ha un'altra prospettiva, lo scambio di idee rischia di venir perso. Si potrebbero vedere le questioni da un solo punto di vista, che non è né migliore né peggiore ma certamente meno arricchente che averli entrambi. L'approccio ai problemi è diverso, uno non esclude l'altro, il confronto fa sempre bene. Noi donne siamo più veraci, istintive, e vediamo dei problemi a cui gli uomini non pensano neppure... ». Anche il Consiglio di Stato è tutto maschile, si è sentito secondo lei?«Sì, è peccato che anche a quel livello ci sia il quintetto di ometti (ride, ndr). Se non c'è stata la candidata che è stata eletta vuol dire che per quest'anno era giusto così, ma il contributo femminile sarebbe stato positivo e bello». Dunque sarebbe propensa a delle "quote rosa", ovvero a un numero obbligatorio di donne in un determinato organo politico?«No, al contrario, non sono per l'imposizione. Serve la candidata che si metta a disposizione, che abbia la voglia e la capacità di fare, che deve farsi conoscere col tempo, come vale per tutti i candidati. Mettere una quota può servire come input per far capire che la presenza femminile è importante ma non deve trattarsi di una figura fantoccio: deve essere lì perché lo merita». Tornando a Lugano, diceva che le donne sono poco conosciute.«Ci sono quelle più conosciute e quelle meno, penso a Sara Beretta Piccoli che è consigliera comunale e granconsigliera, una figura come lei è nota nel Luganese. Mentre altre candidate magari si sono presentate a livello nazionale e, sembra assurdo, nel contempo devono farsi le ossa in Comune. Io sono in Consiglio comunale da tre anni però ci vuole tempo per farsi apprezzare dai colleghi, per mostrare come si lavora e per avere riscontri, non è qualcosa di immediato. Il ricambio generazionale è stato maggiore fra le donne, penso ad una persona come Giovanna Masoni Brenni che si vede da anni sulla scena politica, e rimanendo fra le candidate liberali ci sono volti nuovi e freschi, a cui serve tempo per farsi apprezzare». Insomma, i "tempi magri" per il gentil sesso, se arriveranno, potranno durare una sola legislatura?«Speriamo! Anche in Consiglio comunale ci sono diverse donne e mi auguro vivamente sarà così anche da aprile in poi».
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