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22.07.2016 - 15:420
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Alain Bühler si scaglia contro Borelli: «i sindacati difendono i frontalieri»

Il vicepresidente dell’UDC risponde all’articolo di Enrico Borelli e incalza: «lo stato catastrofico del mercato del lavoro è solo colpa della libera circolazione delle persone»

La difesa dei frontalieri da parte dei sindacati prosegue. Oggi è la volta di Enrico Borelli, sindacalista UNIA, che attacca l’iniziativa popolare “Prima i Nostri” bollandola come xenofoba, fomentatrice di divisioni e discriminatoria. Niente di nuovo sotto il sole, insomma, per coloro che corrono ad ogni pié sospinto in soccorso dei lavoratori lombardi dimenticandosi costantemente e volontariamente di quelli ticinesi. Innanzitutto invito Borelli & Co. a leggere il testo dell’iniziativa prima di iniziare a sparare le solite sinistre castronerie, perché se è vero che il fulcro dell’iniziativa è la preferenza indigena, vi è anche un articolo costituzionale dedicato alla lotta al dumping salariale. Questi semplici articoli costituzionali necessiteranno di una legge d’applicazione, ed è proprio all’interno della legge d’applicazione che verranno iscritte tutte le modalità e le procedure per mettere in atto l’iniziativa, qualora “Prima i Nostri” venisse accettata dal Popolo ticinese. Saranno il Consiglio di Stato e il Gran Consiglio ha sancire le modalità. Va anche ricordato ai sindacati e alla sinistra che se oggi il Ticino è confrontato con uno stato catastrofico del mercato del lavoro è solo colpa della libera circolazione delle persone, quell'accordo che tutti loro osannano e seguitano a difendere strenuamente. Prima del 2002, la situazione era del tutto diversa. I lavoratori avevano un potere contrattuale nei confronti dei datori di lavoro che in virtù della preferenza indigena allora in vigore non potevano assumere frontalieri liberamente. Caduta definitivamente la preferenza ai residenti, nel 2004, è iniziata la corsa al ribasso dei salari. Una corsa causata dall'afflusso indiscriminato di lavoratori lombardi che pur di accaparrarsi un impiego accettano di buon grado decurtazioni da quello che era il salario in uso in Ticino. Rimettendo un argine al flusso di frontalieri e venendo quindi meno la possibilità di assumerli, va da sé che il lavoratore ticinese riacquista potere contrattuale nei confronti del datore di lavoro e, proprio a causa del divieto di far dumping presente nell’iniziativa, quest’ultimo sarebbe impossibilitato ad usare l’arma dello stipendio per dichiarare di non aver trovato ticinesi disponibili per la funzione ricercata. Tengo comunque a ricordare che i ticinesi hanno accettato in sede di votazione l’iniziativa popolare dei Verdi “Salviamo il lavoro in Ticino”, quindi dal punto di vista dei minimi salariali i ticinesi sono in una botte di ferro e con la preferenza indigena, finalmente, i nostri lavorativi riavranno finalmente la possibilità di lavorare. In fondo, con Prima i Nostri non si vuole altro che far tornare indietro le lancette dell’orologio a 14 anni fa, quando la preferenza indigena era una certezza e insieme ad essa il futuro di ogni lavoratore.Alain Bühler, vicepresidente UDC Ticino
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