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29.07.2016 - 14:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Non credevo fosse così devastato dentro». La sentenza sull'ex parroco slitta

L'uomo è accusato di coazione sessuale, violenza carnale, atti sessuali con fanciulli e favoreggiamento. Della vittima, allora minorenne, è poi divenuto addirittura curatore

BELLINZONA - Un caso delicato, per le persone coinvolte (una allora minorenne e un ex parroco), che richiede tempo. La sentenza nei confronti dell'ex parroco di SSS era attesa per oggi, invece slitta e verrà letta unicamente lunedì 8 agosto alle 17.00. La storia dell'uomo è tutto fuorché limpida, se è vero che già nel 1988, mentre si era preso un periodo di stacco dalla Chiesa per una crisi di vocazione, venne condannato a 7 mesi per atti di libidine con un fanciullo. Nel 1997, poi, divenne parroco di Brione sopra Minusio, e iniziarono i rapporti con la ragazzina, allora 12enne. Essa aveva deficit intellettivi, e l'uomo se la fece amica, portandola quotidianamente a mangiare e facendole regali. E a quello, seguirono gli abusi sessuali, quasi 1'000, sull'arco di più di 10 anni. Per la vittima, aveva creato un mondo che la isolava da tutti, e le impediva di parlare per paura di perdere il suo unico "amico". In paese, le voci iniziarono a girare, e la Curia fu avvisata con delle lettere. L'uomo fu così trasferito a Vernate e Magliaso, ma addirittura tra il 2007 e il 2009 commise atti sessuali con quattro ragazzini di 10 e 11 anni nella scuola in cui insegnava, diventando nel frattempo il curatore della prima vittima, divenuta maggiorenne. La Curia lo scaricò poi quando venne accusato di aver scaricato materiale pedopornografico nel 2011, ufficialmente con un pensionamento anticipato per motivi di salute. La domanda che si pone è come si sia permesso che una persona del genere rimanesse così a lungo a fianco di ragazzini. I sindaci delle scuole in cui ha insegnato spiegano di non aver avuto voce in capitolo sulla scelta dell'insegnante. E la Curia? L'allora vescovo Pier Giacomo Grampa spiega che «a Brione sopra Minusio, dove ancora oggi c’è chi lo difende, sono intervenuto subito decidendo per il trasferimento nonostante la Magistratura avesse decretato un non luogo a procedere sulle accuse di pedofilia. Della sua condanna nel 1988 non sapevo nulla: nei nostri archivi non ho mai trovato copia di quell’atto d’accusa». Quando poi è spuntata l'accusa di pedopornografia, lo ha cacciato definitivamente. «Il caso è triste e con il senno di poi avrei forse agito diversamente, ma non pensavo che quell’uomo fosse così devastato dentro. Si fatica a pensare così male del prossimo». Ed è potuto diventare curatore della ragazza perché ai tempi non veniva richiesto il casellario giudiziario, documento che ora viene chiesto, proprio dopo questo caso. Le accuse per cui ora l'ex parroco è a processo sono gravissime: coazione sessuale, violenza carnale, atti sessuali con fanciulli e favoreggiamento. L'accusa chiede 9 anni da scontare, la difesa punta su una scemata responsabilità, affermando che l'uomo ha sfruttato il bisogno affettivo della ragazza ma non l'ha costretta a fare nulla. La vittima, tra l'altro, si trova pure lei in carcere, condannata a 7 anni e mezzo (da sostituire con una presa a carico in una struttura psichiatrica) per aver partecipato alla brutale aggressione di un anziano a Purasca e per aver sparato con fucili ad aria in alcuni locali di Lugano.
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