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08.08.2016 - 09:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Gli "iscritti non disoccupati", quei fantasmi che alterano i dati

Michela Delcò Petralli interroga il Governo sul modo in cui vengono presentati i dati SECO. «Se teniamo conto anche di questa categoria, la differenza percentuale con il resto della Svizzera non è dell'1%!»

BELLINZONA - I dati forniti dalla SECO non sono sufficienti per inquadrare il fenomeno della disoccupazione in Ticino. Ne sono convinti in molti, lo è anche la Coordinatrice dei Verdi Michela Delcò Petralli, che inoltra un'interrogazione in merito al Governo. «La Statistica dei disoccupati iscritti fornita dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) offre una visione solo parziale del problema dell’esclusione dal mondo del lavoro», spiega. «La statistica SECO è una statistica di natura amministrativa e ha il pregio di raccogliere molti dati in maniera quasi continua, potrebbe quindi fornire maggiori informazioni, in particolare riguardo alle ragioni per cui si “esce” dalla disoccupazione. Attualmente sappiamo solo quanti disoccupati esauriscono il diritto alle indennità, (e cosa fanno dopo due mesi) ma non sappiamo quanti, pur rimanendo iscritti agli URC, passano dallo stato di “disoccupati iscritti” a quello di “iscritti non disoccupati” e per quale motivo transitano da uno stato all’altro». Chi sono gli "iscritti non disoccupati"? «Si tratta di coloro che beneficiano di un guadagno intermedio, ovvero persone che svolgono un’attività lucrativa percepiscono un reddito (guadagno intermedio) inferiore al guadagno assicurato e quindi ricevono un’integrazione di reddito. Oppure persone che partecipano ad una misura d’occupazione (programmi d’occupazione temporanea, periodi di pratica professionale, o semestre di motivazione) o ad una misura di formazione (corsi di riqualifica e perfezionamento, aziende di pratica commerciale o stage di formazione). Ne fa parte anche chi non è immediatamente collocabile: persone che in seguito a malattia, servizio militare o per altre ragioni non sono immediatamente collocabili. Infine, altre persone in cerca di impiego non disoccupate: persone che beneficiano di misure speciali (ricevono assegni per il periodo di introduzione, sussidi per le spese di pendolare e di soggiornante settimanale, o prestazioni per il promovimento di un'attività lucrativa indipendente); persone che sono nel periodo di disdetta; persone che svolgono un'attività a tempo parziale; altre categorie di persone». Queste categorie rimangono sempre sullo sfondo dei dati forniti, ed anzi, sottolinea Delcò Petralli citando il sito www.amstat.ch, «nel nostro cantone i “non disoccupati” iscritti agli URC sono percentualmente molti di più rispetto al totale degli iscritti se paragonati alla media nazionale». E, numeri alla mano, la differenza fra i disoccupati in Ticino e quelli dell'intera Svizzera aumenta, non fermandosi più a un punto percentuale. Inoltre, c'è da tener conto che «le persone con un guadagno intermedio, cioè che svolgono un’attività lucrativa dipendente o indipendente ottenendo un reddito inferiore al guadagno assicurato, e che quindi sono considerate “non disoccupate” pur essendo o sottopagate o sottoccupate o avendo accettato un impiego che non corrisponde alle loro competenze, sembrano essere particolarmente aumentate dal 2013 in Ticino rispetto alla Svizzera». In conclusione, secondo Delcò Petralli, «appare quindi evidente che la tendenza al ribasso del tasso di disoccupazione SECO in Ticino è dovuta anche al fatto che molti disoccupati migrano verso la categoria degli “iscritti non disoccupati” perché impegnati in programmi occupazionali, corsi di riqualifica e perfezionamento, aziende di pratica commerciale o stage di formazione. Questa categoria di iscritti in Ticino rappresenta una sempre più elevata percentuale delle persone iscritte agli URC. Inoltre questo genere di attività preclude il diritto a maturare nuovi periodi di contribuzione (se l'occupazione temporanea è finanziata dall'assicurazione contro la disoccupazione oppure si tratta di un provvedimento inerente al mercato del lavoro finanziato dall'ente pubblico)». Pone dunque alcune domande al Consiglio di Stato: «1. Come mai in Ticino la percentuale dei “non disoccupati” iscritti è nettamente superiore alla media nazionale, in particolare per quanto riguarda chi non riceve un guadagno intermedio? Perché la loro percentuale è aumentata così tanto negli ultimi anni? 2. Si tratta di persone che usufruiscono di misure “sociali” volte a migliorare le loro possibilità di integrazione nel mondo del lavoro ? Se sì, quante sono? E’ prevista una valutazione di queste misure? 3. Visto che la statistica SECO è di tipo amministrativo e che i dati dovrebbero essere registrati presso gli URC, è possibile sapere in modo dettagliato quanti “disoccupati” effettivamente trovano un impiego e quanti invece escono dalla statistica perché sono al beneficio di una misura di occupazione o trovano uno stage temporaneo? 4. A cinque anni dall’impennata delle misure di occupazione registrata nel 2011, quanti di questi “iscritti non disoccupati” hanno effettivamente trovato un impiego? 5. Molti iscritti agli URC sollevano dubbi quanto all’utilità di alcuni corsi di formazione e altre misure di occupazione, questi sono scelti in funzione delle competenze della persona interessata e delle possibilità di trovare un impiego? Sono state predisposte delle misure per sapere se le persone coinvolte hanno trovato utili queste misure nella ricerca di un lavoro? 6. Come mai nel Rapporto annuale di attività della Sezione del lavoro del DFE non figurano più diverse informazioni che figuravano fino al 2011, anno dell’entrata in vigore della LADI? In particolare: a) quelle relative al numero medio di arrivi a fine diritto sul totale di persone che hanno aperto un termine quadro per la riscossione di indennità; b) il numero medio di reiscrizioni sul totale di persone il cui dossier è stato chiuso negli ultimi 4 mesi; c) il numero medio di entrate in disoccupazione di lunga durata sul totale dei disoccupati? 7. Ai fini statistici, se una persona iscritta frequenta un corso di formazione o un periodo di occupazione e poi terminato questo rientra tra i disoccupati, come viene calcolato il periodo totale di disoccupazione? Al netto o al lordo del periodo di formazione? 8. Mancano informazioni precise riguardo al tema dell’esclusione dal mondo del lavoro e alcune notizie di stampa possono creare confusione e contribuire a un’errata percezione del fenomeno. È prevista un’azione o una presa di posizione per ovviare a tale problema? La Carta della Statistica pubblica svizzera al punto 8 precisa che: "I servizi di statistica e i loro collaboratori sono tenuti a opporsi a qualsiasi tipo di rilevazione, elaborazione, analisi e presentazione di dati che potrebbe dar adito a interpretazioni errate." 9. La “Piattaforma Monitoraggio della disoccupazione in Ticino” istituita nella scheda 17 delle linee direttive 2012-2015 si era già chinata su questo genere di questioni? Se sì con che esito? Se no, come mai? Che fine ha fatto questa “Piattaforma” che idealmente doveva fornire uno strumentario per avviare una serie di approfondimenti analitici, come precisa lo stesso Consiglio di Stato in risposta all’interrogazione n.186.13?»
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