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12.01.2017 - 15:370
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Ticino terra di masochisti». Ma assumere il giovane torinese «è stato giusto». Prima era stato stagista per un anno

Sta suscitando scalpore, ed è partita un'interrogazione, sul giovane italiano assunto al 60% per un progetto della Confederazione dal Centro di dialettologia. Ecco cosa ci hanno detto

BELLINZONA - "Prima i nostri"? Non al Centro di dialettologia e di etnografia del Canton Ticino, secondo una notizia rimbalzata sui media in queste ore. Il centro avrebbe infatti assunto, come riporta con dovizia di particolari liberatv.ch, un giovane torinese nell’ambito di un progetto di ricerca sovvenzionato dalla Confederazione. Il ragazzo è impiegato al 60% ed è specializzato in onomastica. La vicenda ha subito suscitato le reazioni dei politici. Alcuni hanno commentato su Facebook, a partire dal presidente dell'UDC Piero Marchesi, che ha parlato di un «Ticino terra di masochisti. Spero vivamente si tratti di uno scherzo, anche se son quasi certo che cosi non sarà. Ancora una volta in Ticino non si è trovato in profilo adeguato? La scusa è sempre quella? Se la notizia venisse confermata ci troveremmo di fronte all'ennesima presa per il naso dei ticinesi, che votano per la preferenza indigena (dandola addirittura scontata nel pubblico) per poi vedere che alcuni funzionari e persone che hanno potere decisionale, se ne infischiano bellamente delle decisioni del popolo. È necessario fare chiarezza e far passare alla cassa chi sbaglia sapendo di sbagliare», scrive. Gli ha fatto eco il consigliere comunale del suo partito a Lugano, Andrea Sanvido. «Incredibile, al DECS (il cui direttore è un noto politico del PS) è stato assunto un impiegato al centro di dialettologia di Torino. Anche in questo caso vale il principio, "Prima gli altri". Se non sono in grado di assumere un ticinese neanche per un istituto il cui compito è quello di preservare alcune peculiarità del nostro territorio, c'è qualche cosa che non funziona. Chi ha fatto questa scelta si prenda le proprie responsabilità e la rabbia e lo sfogo di tutti i ticinesi stufi di leggere certe notizie». Massimiliano Robbiani della Lega ha subito inoltrato un'interrogazione, ponendo le seguenti domande al Governo: «1. Corrisponde al vero che il DECS ha assunto un collaboratore per il Centro di dialettologia proveniente da Torino? 2. Se si, nel nostro Cantone non esiste nessuno con un profilo adeguato per poter svolgere questa funzione? 3. Come mai proprio il DECS, che dovrebbe essere il primo a dare l’esempio, assumendo personale indigeno dopo il voto popolare “Prima i nostri”, continua a cercare collaboratori oltre confine? 4. Di cosa si occupa precisamente questo collaboratore? Qual è la % di impiego (già nota: si tratta, appunto, del 60%, ndr)?» Abbiamo contattato il direttore del Centro di dialettologia, Franco Lurà (assente però dal lavoro per motivi personali), che ci ha confermato come effettivamente il giovane sia stato assunto, «ed è giusto così, ha un profilo che da noi non si trovava. Dato che è stata fatta un'interrogazione, risponderà il Consiglio di Stato. Sono polemiche che si spegneranno». Qualcosa di più ha aggiunto il direttore della Divisione della cultura e degli studi universitari Sandro Rusconi. «Essendoci un'interrogazione in merito ci esprimeremo per iscritto, non abbiamo assolutamente nulla da nascondere, ci mancherebbe». Non vuole svelare se l'assunzione sia avvenuta prima o dopo il voto popolare su "Prima i nostri", ma ha spiegato che «questo signore era già presente come stagista per un anno prima dell'assunzione. La sua formazione non si trova in Ticino? Non lo so».
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