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17.05.2019 - 14:310
Aggiornamento: 14:50

"Vogliamo dati certi sulle aggressioni LGTB-fobiche". I numeri shock, dai tassi di suicidio alle dipendenze da sostanze psicotrope

Un rapporto mostra un quadro preoccupante, ma non si sa con certezza quante persone vengano aggredite a causa del loro orientamento sessuale. Al momento pare che solo il 10-20% di queste aggressioni venga denunciate. Il PS inoltra 13 mozioni

BELLINZONA - “Il numero dei casi che implicano aggressioni e crimini d’odio LGBTI-fobici continuano a essere drammaticamente elevati. Il rapporto sull’omofobia pubblicato questa settimana dimostra un aumento del 50% delle aggressioni contro le lesbiche. Le conseguenze di questi atti sono tragiche: il tasso di suicidio è nettamente più elevato per le persone omosessuali, il tassi di dipendenza da sostanze psicotrope delle donne omosessuali è del triplo rispetto alle donne eterosessuali mentre più dell’80% delle persone trans commette almeno un tentativo di suicidio”: sono dati alquanto allarmanti quelli che si leggono in un comunicato stampa del PS. E pochissime aggressioni a sfondo omofobo vengono denunciate alla Polizia, né si sa esattamente quante ne sono accadute.

Per questo, i socialisti inoltrano delle mozioni in tredici Cantoni (dopo che una simile è stata respinta al Nazionale): vogliono che “il Consiglio di Stato modifichi la prassi attuale della Polizia cantonale e delle polizie comunali, così che le aggressioni dal carattere LGBTI-fobico siano registrate dal Cantone. Tali dati dovranno essere pubblicati in rapporti regolari come avviene per altre tipologie di reati. Alla Polizia cantonale e a quelle comunali, nonché alla magistratura, dovrà essere impartita una formazione di base sulla gestione di attacchi LGBTI-fobici”. In Ticino, l’atto ha come prima firmataria Laura Riget, assieme a Henrik Bang, Anna Biscossa, Simona Buri, Nicola Corti, Ivo Durisch, Raoul Ghisletta, Gina La Mantia, Carlo Lepori, Tatiana Lurati Daniela Pugno e Fabrizio Sirica.

“Nel suo quinto rapporto sulla Svizzera del 16 settembre 2014, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza - in linea con le raccomandazioni dell'ONU - consiglia alle autorità svizzere di emanare una legislazione per combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e/o sull'identità di genere. Ancora oggi in Svizzera le persone LGBTI vengono attaccate o molestate e chi incita odio nei loro confronti rimane impunito a causa di una legislazione obsoleta. Il passo avanti fatto lo scorso dicembre dalle Camere federali, che dando seguito a un’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Mathias Reynard (PS/VS) avevano deciso di sanzionare penalmente anche le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, modificando l’articolo 261bis del codice penale, viene ora bloccato in attesa del voto sul referendum. Questa inerzia politica è causa di sofferenza da parte delle persone LGBTI, che non si vedono riconosciute a tutti gli effetti come cittadini meritevoli di rispetto e considerazione”, scrivono.

Solo il 10-20% delle persone che subiscono un’aggressione a seguito del loro orientamento sessuale la denunciano, proseguono. “Nonostante le numerose raccomandazioni, gli accordi e le convenzioni europee, nazionali e cantonali, ratificate dalla Svizzera ma purtroppo non attuate, il sistema giuridico e le forze di polizia cantonali non riconoscono il carattere omofobico e transfobico di queste aggressioni. Tali vengono infatti oggi classificate genericamente come molestie e aggressioni. Per questo motivo non esistono ancora statistiche ufficiali su questo tipo di aggressioni, anche se sono state ripetutamente richieste dalle organizzazioni attive in ambito di diritti per le persone LGBTI”.

Le statistiche, se ci fossero, “fornirebbero un quadro più chiaro sulla gravità di questo problema sociale e della sicurezza delle persone LGBTI nel Canton Ticino. È essenziale che lo Stato sia consapevole della portata di queste aggressioni per combattere efficacemente l'ostilità e l’odio ancora diffusi”.
Da qui, la mozione.

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