POLITICA
Lombardi: "Trattato come un aguzzino di Auschiwtz. Nemmeno fossimo nella Cambogia dei Pol Pot... Non è la Svizzera che amo"
Il Consigliere agli Stato del PPD durissimo sugli haters e sugli insulti: "Per taluni la divergenza di opinione politica sembra dover giustificare gli appelli all'eliminazione fisica dell'opponente. Lo accettiamo passivamente?"

BERNA – Gli haters colpiscono spesso e volentieri, nella rete e fuori. E Filippo Lombardi è scandalizzato, arrabbiato e anche un po’ timoroso, perché ricorda come qualche caso di cronaca, dall’Inghilterra alla Germania, ha portato all’uccisione di politici con idee diverse da chi ha tolto loro la vita.

In un’opinione pubblicata oggi da La Regione, afferma che “non è questa la Svizzera che amo e per la quale mi sono battuto vent’anni in Parlamento!”.

Parte dalle minacce di morte all’ex Consigliere Federale Joseph Deiss, che aveva detto che la Svizzera deve entrare nell’UE, e dalla scritta contro Norman Gobbi per il caso del bunker di Camorino. Lombardi spiega di non sostenere quanto detto da Deiss e di non essere sempre d’accordo nemmeno col Ministro leghista, ma si dice “sconvolto da questo degrado del dibattito politico nel nostro Paese. Siamo ormai lontani dalla citazione (apocrifa) di Voltaire, secondo cui “Non sono d’accordo con quanto dite, ma mi batterò fino alla morte perché possiate dirlo”. Anzi, ormai per certuni la divergenza di opinione politica sembra dover giustificare gli appelli all’eliminazione fisica dell’opponente, neanche fossimo nella Cambogia di Pol Pot”.

Ricorda un recente episodio (l’aver detto “in un’intervista Tv che non fumo e sono favorevole alla protezione dei giovani dal tabacco ma contrario a un divieto generalizzato di pubblicità per un prodotto finché sarà legalmente in vendita”), in cui “sono stato sommerso da e-mail assassine, nei quali venivo trattato peggio di un aguzzino di Auschwitz…”.

Lombardi si chiede “dove stia scomparendo la cultura del dialogo e del dibattito politico in Svizzera, Paese di eccelsa democrazia nel quale il confronto civile di opinioni è sempre stato fondamentale per costruire soluzioni di compromesso capaci di raccogliere alla fine un largo consenso” e cita gli assassinii di Jo Cox in Inghilterra e di Walter Lübke in Germania. 

“Vogliamo accettare passivamente anche in Svizzera queste minacce di morte per “delitto d’opinione” e questa triste evoluzione della società moderna facilitata dall’anonimità delle reti (a)sociali, o vogliamo reagire ribadendo con forza l’affermazione attribuita a Voltaire: “Non sono d’accordo con quanto dite, ma mi batterò fino alla morte perché possiate dirlo”?”, termina.

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