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03.12.2019 - 09:050

De Rosa: "Ecco cosa vi dico sulla pianificazione. Ma non è vero che stiamo perdendo il treno rispetto al resto della Svizzera"

Il MInistro sul delicato tema: "Sto lavorando nell’ottica di un contenimento ragionevole dei costi che non vada a scapito della prossimità, della sicurezza e della qualità"

BELLINZONA - In Ticino la pianificazione ospedaliera sembra essere un cantiere sempre aperto. Se ne parla da anni, ma tra proroghe, ricorsi e referendum manca sempre il punto finale… Il consigliere di Stato Raffaele De Rosa spiega a liberatv come intende affrontare il delicato e annoso tema della regolamentazione e dell’organizzazione della medicina ospedaliera.

Ministro, lei che idea si è fatto dopo tanti anni di Gran Consiglio e dopo questi primi mesi da direttore del Dipartimento sanità?

"Una pianificazione ospedaliera moderna deve giocoforza essere uno strumento in continua evoluzione: il documento fissa sì un quadro di base, ma a dipendenza di come evolvono i bisogni dei pazienti e la medicina deve potersi adattare. Questo concetto lo sancisce peraltro anche la Legge sull’assicurazione malattia (LAMal). Il modello di revisione delle pianificazioni cantonali raccomandato dalla Conferenza svizzera dei direttori cantonali della sanità, la CDS, prevede l’adattamento tecnico dei raggruppamenti per tipologia di prestazione e dei loro requisiti ogni anno (con eventuale modifica dei mandati attribuiti), un aggiornamento delle liste ospedaliere ogni tre anni e una revisione globale dell’intera pianificazione (fabbisogno, definizione requisiti, procedura di concorso e attribuzione) ogni 9/10 anni”.

Però poi c’è sempre il rischio dei ricorsi…

"Ma è un discorso diverso: da granconsigliere ho vissuto due pianificazioni, entrambe impugnate, con conseguente chiusura e/o riorientamento di istituti o di parte di essi. Mai come per l’ultima, che pure si basava su premesse più “scientifiche” come lo studio sul fabbisogno, sto assistendo a discussioni che mettono sul tavolo attese e obiettivi difficilmente conciliabili. Il mio lavoro è proprio quello di cercare e di proporre soluzioni nell’interesse del sistema sanitario cantonale nel suo insieme, superando gli interessi particolari, e della qualità delle cure per i pazienti".

Secondo Christian Camponovo, direttore della Clinica Luganese la pianificazione dovrebbe essere un processo di costante evoluzione e non un cantiere per costruire qualcosa di mastodontico. E d’accordo?

"Oltre a quanto detto in entrata, mi permetto di precisare che è fuor di dubbio che l’iter complesso previsto dalla Legge cantonale di applicazione della legge federale sull’assicurazione malattie non facilita né il fatto di completare il cantiere in tempi ragionevoli, né il suo adeguamento. La medicina compie passi da gigante (e per fortuna in tempi più rapidi rispetto alla politica…), soprattutto nelle modalità di presa in carico, mi riferisco ad esempio all’erogazione di prestazioni ambulatoriali al posto di quelle stazionarie che mettono in discussione anche l’edilizia ospedaliera, che deve assicurare la maggiore flessibilità possibile, con costruzioni modulari facilmente adattabili. La flessibilità è necessaria anche nell’ottica di EFAS, il Finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie, che permette di perseguire l’efficienza e contenere i costi, attraverso da un lato, l’eliminazione di falsi incentivi (diversa remunerazione delle prestazioni a dipendenza del regime di erogazione, stazionario o ambulatoriale) e, dall’altro lato, conferendo ai Cantoni la possibilità di pianificare anche il settore ambulatoriale".

In ogni caso è indubbio che a complicare la matassa hanno contribuito i ritardi della politica, visto che la prima pianificazione ospedaliera dopo la revisione della Lamal avrebbe dovuto concludersi al più tardi nel 2013-14. Inoltre alcune decisioni non rispettavano quanto stabilito dalla Lamal stessa e sono arrivati i ricorsi… Un pasticcio, insomma. Lei quali soluzioni sta immaginando?

"Le decisioni del Tribunale hanno permesso di meglio inquadrare i margini di apprezzamento del Cantone che sono alquanto limitati, ancor più di quanto ci si attendeva. Una volta definiti i requisiti di qualità e di sicurezza, se un istituto che concorre per le prestazioni necessarie a coprire il fabbisogno li soddisfa ed è pure economico nel confronto con altri, deve ottenere il mandato. Sto quindi inquadrando le problematiche pianificatorie scevro da influenze e da interessi regionali e particolari, puntando essenzialmente su un inquadramento oggettivo dei bisogni e sulla migliore soluzione per rispondervi, nell’ottica di un contenimento ragionevole dei costi che non vada a scapito della prossimità, della sicurezza e della qualità".

In Ticino, a differenza della quasi totalità degli altri Cantoni, le decisioni sulla pianificazione ospedaliera sottostanno in ultima analisi al Gran Consiglio, cosa che complica e rallenta le procedure. Non ritiene che l’attribuzione dei mandati di specialità andrebbe riservata ad un organo più operativo, fatta salva la sorveglianza del Legislativo?

"Ho già commentato le difficoltà legate alle competenze legislative. Alcuni capigruppo in Parlamento hanno auspicato una revisione della procedura, lasciando maggiore competenza al Consiglio di Stato. Interpreto queste indicazioni nell’ottica di studiare alternative alla situazione attuale. Ciò non significa voler togliere competenze di vigilanza al Legislativo, bensì rendere più rapide ed efficaci le procedure, a vantaggio del sistema sanitario, dei pazienti e di tutti i cittadini. È una riflessione comunque che va affrontata con tutti i partner attualmente coinvolti nella pianificazione".

L’esito dei ricorsi è stato favorevole alle cliniche che li hanno presentati, e a questo punto come intende muoversi il DSS per evitare che si creino situazioni di incertezza e di caos?

"Situazioni di incertezza e di caos non ve ne sono. Bisogna essere chiari: le prestazioni sanitarie oggi vengono erogate senza particolari problemi, anche se i ricorsi contro la pianificazione ospedaliera sono stati accolti. I mandati per le prestazioni di punta (Medicina altamente specializzata) vengono decisi a livello federale. Le cliniche a cui il Tribunale amministrativo federale ha dato ragione operano secondo il decreto del 2005, che semmai garantisce loro maggiore flessibilità, dal momento che raggruppa le prestazioni solo per grandi categorie. Dopo qualche anno dalla sua adozione si constata che la suddivisione dettagliata delle prestazioni tra i vari istituti (Ente in primis) è in generale rispettata senza generare disagi per il paziente che può essere curato al meglio, grazie a una classe medica e infermieristica di provata eccellenza. Anche la presa in carico dei pazienti post-acuti o direttamente dal domicilio, nei reparti acuti di minore intensità, al di là della confusione generata dalla terminologia che ha provocato la reazione del Tribunale amministrativo federale che l’ha definita una prestazione non prevista dalla LAMal, sta rivelandosi virtuosa, al punto che si vorrebbero ulteriori letti per favorire le dimissioni dagli ospedali di quei pazienti che hanno esaurito la fase acuta che ha causato il ricovero. Stiamo riflettendo su come rendere “LAMal compatibili” pure questi comparti anche con la collaborazione degli assicuratori che ovviamente ne colgono anche i vantaggi economici. Al contempo si sono avviati i lavori sulla nuova pianificazione: l’aggiornamento del fabbisogno, da cui occorrerà partire, sarà disponibile nell’autunno del 2020".

Non crede che a causa di queste lungaggini e della scarsa chiarezza il Ticino rischi di perdere il treno rispetto a istituti di oltre Gottardo che si stanno muovendo per acquisire nuovi pazienti anche ticinesi?

"Non solo non lo credo. Sono i dati a dirci che non è così: da quando è entrata in vigore la LAMal nel 2012 il numero di pazienti ticinesi che scelgono di andare a farsi operare Oltralpe è stabile, attorno al 5%. Percentuale che non è mutata nemmeno dopo l’accoglimento dei ricorsi da parte del TAF".

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