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12.11.2020 - 16:050

Il lockdown soft chiesto da Unia. "Stop a chi di fatto è in lockdown tecnico e riduzione delle attività produttive in tutti i settori economici"

Il sindacato vorrebbe però che lo Stato si facesse carico di sostenere economicamente le fasce più deboli della popolazione e vuole responsabilità anche dagli imprenditori: "Adottate le misure e segnalate eventuali focolai"

BELLINZONA - I sindacati scendono in campo. OCST ha denunciato la non osservanza di alcune regole anti Covid da parte di datori di lavoro, Unia per contro chiede di fermare determinate attività economiche che di fatto già stanno lavorando poco, riducendo al minimo altro. Una sorta di lockdown, come lo ha auspicato ieri l'MPS, seppur di dimensioni (e ci si augura di durata) minori e non esteso a tutti. 

"Per contenere il virus, dobbiamo ridurne la circolazione tra le persone. Per questo, al di là dei fondamentali gesti di protezione individuale, ridurre il numero delle persone che si spostano giornalmente dal loro domicilio è una misura essenziale. Logica conseguenza, le attività produttive devono essere ridotte il più possibile, pena la loro sospensione pura e semplice, come nel marzo scorso", si legge. 

"Diversi settori economici sono già in stato di lock-down tecnico, impediti di svolgere la loro attività. Un’autorità che facesse prova della stessa responsabilità richiesta alla popolazione imporrebbe lo stop completo di queste attività, sola misura realmente efficace nella lotta contro il virus, come per altro provato durante la prima ondata pandemica. In parallelo, diminuirebbero le attività produttive di tutti i settori economici, in modo da rendere tali misure efficaci e quindi queste diminuzioni più limitate nel tempo. Assumendo ovviamente i costi di tali riduzioni, alfine di evitare il collasso del sistema economico e sociale oltre che quello, pericolosamente vicino, del sistema sanitario", è l'auspicio di Unia.

La quale si rivolge anche agli imprenditori: "Stessa responsabilità che dovrebbe dimostrare anche tutto il mondo imprenditoriale, adottando dovunque e in modo sistematico le misure di protezione necessarie, cosa che ancora non succede come recentemente denunciato dal sindacato. E informando in modo trasparente i dipendenti di ogni eventuale focolaio, in modo che possano essere prese le misure necessarie quando queste si dovessero imporre".

Si chiede uno sforzo economico al Paese per sostenere in particolar modo le fasce più fragili della popolazione, con vari aiuti come indennità di lavoro ridotto, presa a carico di perdite di fatturato. "Spese importanti, certo, ma che un paese come il nostro deve potersi permettere. Si tratta di una scelta politica. Ancora una volta, si tratta di responsabilità".

Infine non manca una frecciatina a Gobbi, perchè si spiega come la "macroregione di sviluppo del mercato del lavoro ticinese, comprendente quindi larghe porzioni di territorio oltre frontiera, deve reagire in modo coordinato". Ma la frontiera "torna invece tristemente alla ribalta soltanto in occasione delle infelici esternazioni della presidenza del Consiglio di Stato, che siano ufficiali o “fuori onda”. Sempre a proposito di “responsabilità individuale” …"

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