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Il Blog di Don Gianfranco
09.04.2023 - 08:150

I discepoli di Emmaus e… Indro Montanelli

Don Gianfranco Feliciani sull'esperienza di fede, fatta di ricerca ed incontro, di dubbio e di chiarezza, di fatica e di gioia

*Di Don Gianfranco Feliciani

Il racconto dei due discepoli di Emmaus (Luca 24,13-35), che dopo aver camminato e conversato con il viandante misterioso, riconoscono il Signore risorto nello spezzare il pane, ha sempre esercitato una grande fascino sulla psicologia religiosa dei credenti, come pure dei mistici e degli artisti. E sicuramente perché in quei due discepoli, entrambi dal volto triste, come annota il Vangelo, ci è dato di leggere la nostra personale esperienza di fede, fatta di ricerca e di incontro, di dubbio e di chiarezza, di fatica e di gioia.

La fede non è un prodotto del nostro impegno ascetico, anche se la decisione dell’uomo è necessaria, ma è sempre provocata dall’azione di Dio. Con la morte di Gesù i due discepoli avevano perso la fede. Ma sulla via di Emmaus un fatto assolutamente inatteso li sorprende trasformandoli radicalmente: un misterioso viandante si accosta e cammina con loro, li
interroga sul motivo della loro tristezza, spiega loro le Scritture e il cuore dei due comincia ad accendersi. Giunti a Emmaus sul far della sera il viandante è invitato a restare con loro per la cena. E Gesù “spezza il pane” dell’amore, come quella sera prima di morire... Gli occhi dei discepoli si aprono in un’esplosione di gioia: Gesù è vivo! Gesù è risorto! E Lui
scompare.

I due discepoli – ma non erano stanchi dopo quel cammino? – ritornano in fretta a Gerusalemme per portare agli altri fratelli la grande notizia! Spesso mi capita di sentire espressioni come queste: “Non ho più la fede, l’ho persa”, oppure: “Fortunati quelli che hanno tanta fede”. Svariate esclamazioni che risentono però di un difetto comune: quello di porre l’accento totalmente, o quasi, sull’impegno soggettivo della fede. Davvero paradossale al riguardo l’ostinazione ateistica del celebre giornalista Indro Montanelli che non si stancava di ripetere: “Io non ho la fede e mi dispiace. Quando
morirò e sarò davanti al Signore gli chiederò: ma perché a me non hai dato la fede?”.

Probabilmente la curiosa protesta di Montanelli nasceva dall’equivoco di una visione moralistica della vita cristiana, presente in tanta predicazione di un tempo… Non sentendosi onestamente in regola con i comandamenti (ma chi lo è?), faceva erroneamente coincidere la sua imperfezione etica con la mancanza di fede. Non è così: fede e morale non stanno
sullo stesso piano. Il Signore non ci chiede di diventare creature impeccabili, ma di credere al suo amore. E l’iniziativa è sempre di Dio che accende i cuori.

Caro Indro Montanelli, in Cielo avrai compreso che lo struggente desiderio di fede che ti portavi nel cuore era già la fede! Sant’Agostino mette in bocca al Signore queste parole: “Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato!”. Buona Pasqua, con l’augurio di una genuina inquietudine del cuore!

*parroco di Chiasso

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