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14.08.2015 - 09:220
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Baldo Raineri spara a zero: «Io ingestibile? No, scomodo perché dico la verità»

Il tecnico parla di Bellinzona, Giulini, Zeman e Renzetti. «Le società scelgono gente che non sa nulla di calcio, mentre il Chiasso ha fatto benissimo ad affidarsi a Bellotti»

BELLINZONA - Baldo Raineri vorrebbe solo una panchina, una possibilità per dimostrare di «non valere meno degli altri». Eppure, nonostante i buoni risultati ottenuti in Albania, e il conseguimento del patentino UEFA, il telefono dell'ex allenatore del Bellinzona non squilla. Si sente, in un certo senso, respinto dal sistema svizzero e ticinese in particolare, perché ha sempre detto quello che pensa. E continua a farlo. «È il mio modo di essere. E le mie sono verità, però preferiscono le teste di legno che dicono sempre sì».Mister, il suo pensiero è un j’accuse al calcio ticinese. Partiamo dal Bellinzona.«Avevo detto che era diretto da dilettanti, e confermo. Non lo penso perché non mi hanno chiamato, sono orgoglioso di averli allenati e a loro devo tanto. Però i granata in Seconda Lega non sono, con tutto il rispetto, il Sementina di turno, sono solo di passaggio e deve essere fatto calcio vero. L’élite del pallone non si può fermare a Lugano, fino a qualche anno fa il Bellinzona era il fiore all’occhiello. Ci vuole qualcuno che viva di calcio, che lo mastichi tutti i giorni. Come succede a Chiasso, per esempio».Cioè? Cosa c’è a Chiasso che la convince?«La società rossoblu ha vissuto un momento eccezionale, con la gestione Grassi per esempio. Poi d’un tratto è caduto in disgrazia, e Riccardo Bellotti ha preso per mano la società. Inizialmente non aveva esperienza per quel che concerneva il calcio svizzero, poi ha imparato, è un uomo che, come detto, vive di calcio. Il Chiasso è lui, si deve dargliene atto. Hanno avuto la fortuna di avvalersi di Marco Degennaro, ora a Bellotti è stato affiancato Fabio Galante, di cui mi parlano molto bene: la nuova società ha trovato il connubio giusto. A Bellinzona servirebbero figure del genere, addirittura Biasca e Bodio, ai tempi, erano gestiti meglio».A proposito di Bellinzona, a suo avviso quali errori ha compiuto Gabriele Giulini, che lei stimava?«Ha investito molti dei suoi soldi, come era successo con Lauber e Scolari a Biasca, piazza poi caduta in mano a gente arrogante che non ha avuto rispetto del club. Giulini, purtroppo, ha mancato anch’egli di rispetto alla storia granata facendola fallire. Il suo unico sbaglio è stato di affidarsi a gente che si è approfittato del suo buon cuore: penso a Lupo e Bifulco, personaggi che hanno fatto solo disastri in Italia e sono venuti a compierne altri qui. Ma d’altronde, un uomo come Gabriele, cosa poteva fare? Non mi piace neppure la soluzione di Renzetti, dove fa tutto lui».Renzetti non può fungere da Constantin? Come vede la situazione a Lugano?«A Renzetti vanno dati molti meriti, però non va bene che faccia il padre padrone. Costantin è diverso, ha vissuto sul serio il calcio. Renzetti aveva avuto la fortuna di collaborare con Betancur, insieme e in un certo modo avrebbero potuto fare ancor più grande il Lugano. Invece ora il presidente si trova in mano a gente come Struder o Dormiente, che cosa conoscono? Penso, per contro, all’intelligenza del Grasshopper che con Pier Tami ha messo a segno un gran colpo. Con la sua esperienza, conosce molti giovani, svizzeri e non, e ha portato i migliori con sé. Chi avrebbe mai preso, se non lui, l’israeliano? Purtroppo, le nostre società ticinesi applicano solo politiche distruttive».Lei è un fan di Zeman. Trova negativa la gestione societaria del Lugano, pensa che il boemo salverà la squadra?«Lui per me è il Maestro. Una persona del genere però va messa nel contesto giusto, ora non ha a disposizione la qualità necessaria. Pur essendo a suo modo divino, non può fare miracoli. Credo abbia una buona squadra, però il suo calcio e il suo modo di lavorare sono totalmente diversi. Ritengo che se il Lugano darà in mano le chiavi del paradiso completamente a Zeman, tralasciando il contorno, e lasciandogli gestire il mercato di gennaio, otterrà anche qualcosa in più della salvezza». Adesso, in attesa di una chiamata, cosa farà? È vero che il Bellinzona l’aveva cercata? «No, anche se ritengo che almeno una chiamata di cortesia, dopo l’esonero di Rossini, potevano farmela. Ho contatti con l’Ungheria, dove però non mi convince la società in questione, e con il Messina».Cosa porterà con sé dell’anno in Albania, dove ha allenato il Vllaznia?«Il livello del campionato è in ascesa, non per nulla diversi albanesi si stanno imponendo. Ho portato un calcio diverso da quello a cui erano abituati, più offensivo, giocandomela con tutti. Gli albanesi, vista la loro storia, sono diffidenti, ma quando ti conoscono ti danno il cuore, hanno un temperamento sanguigno, aperto, un po’ come i meridionali. Hanno superato i pregiudizi su di me: mi dicono che sono ingestibile, però lì ho fatto bene, schierando dei giovani del 1996 e 1997, e sono apprezzato. Se lo capissero anche qui…».
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