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19.08.2015 - 10:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Filippo Lombardi: «non ho intenzione di convertirmi»

Filippo Lombardi affronta il tema delle congiunzioni. «Non abbiamo paura di perdere un seggio al Nazionale». Con i Verdi Liberali, «concordiamo 3/4 della politica sulla mobilità»

BELLINZONA - La congiunzione fra il PPD e i Verdi liberali ha sollevato qualche interrogativo in merito alle divergenze sul raddoppio del Gottardo. Ieri il nostro portale ne aveva parlato con Franco Marinotti, oggi abbiamo contattato, sul fronte popolare democratico, il coordinatore e senatore Filippo Lombardi. È stata l’occasione anche per toccare il tema della sua presunta aspirazione, un’indiscrezione lanciata dal Blick, al posto in Consiglio Federale di Evelyne Widmer-Schlumpf.Il PPD e i Verdi liberali per giustificare la congiunzione delle liste affermate di essere d’accordo su molte questioni. Ma non sul raddoppio del Gottardo: non è un tema importante?«Esistono diversi partiti proprio perché ciascuno ha le sue idee precise. Nel caso specifico, la politica della mobilità è un tema importante, ma non è certo l’unico. Sulla politica energetica, ambientale e del territorio siamo in gran parte sulla stessa linea dei Verdi liberali. Sulla politica della mobilità siamo probabilmente d’accordo su tre quarti: noi sosteniamo il trasporto pubblico, Alptransit completa, il trasferimento del traffico pesante su rotaia, i programmi d’agglomerato e la mobilità lenta, e via dicendo. Resta una questione strategica e di valutazione del timing per quanto riguarda il risanamento del S. Gottardo stradale. Anche Fabio Pedrina ha sempre affermato che non si sarebbe opposto al completamento della galleria stradale il giorno in cui fossero stati realizzati tutti gli obiettivi dell’Iniziativa delle Alpi. Come PPD riteniamo che questo succederà nel corso del prossimo decennio, con la messa in servizio di Alptransit S. Gottardo e Ceneri, del corridoio a quattro metri fra Chiasso e Basilea, poi delle rampe di accesso in Italia e in Germania e infine dei terminali intermodali oltre frontiera. Tutto ciò avverrà nei prossimi cinque, massimo dieci anni, mentre il S. Gottardo stradale completo a due canne e una sola corsia di marcia per direzione è atteso entro il 2030. A nostro avviso, l’arco temporale è tale da non mettere in pericolo nessuno degli obiettivi di protezione delle Alpi che stiamo perseguendo. Per i Verdi liberali è diverso e lo rispettiamo. Comunque, oggi il Parlamento su questo tema ha finito il suo lavoro e toccherà al popolo esprimersi il 28 febbraio».Il PPD ha operato una congiunzione con i Verdi liberali, ha presentato due liste di giovani ed una di Ticinesi nel mondo. Sembra quasi che le stiate tentando tutte per salvare il secondo seggio. Temete di rimanere con un solo consigliere nazionale?«In genere i partiti si presentano alle elezioni con l’obiettivo di conquistare e di difendere i propri seggi, e non mi apre ci sia nulla di male nel fare il possibile per mantenere i nostri. Il concetto di paura mi sembra però sbagliato. Nel caso specifico, più che le centinaia di schede che ogni lista ci potrà portare, ci interessa dare un forte segnale ai partner delle liste congiunte. In primis ai nostri giovani: sono stati loro i primi a reagire dopo il risultato negativo alle ultime elezioni cantonali. Volevano presentare una lista per il Nazionale, poi l’entusiasmo è stato tale che ne hanno fatte due perché c’erano tanti candidati. Non ho voluto tarpare loro le ali, è bello avere tanti candidati che vogliono usare questa campagna per imparare la civica e i meccanismi politici e elettorali. Altrettanto dicasi per i Ticinesi nel mondo: è la normale continuazione di un lavoro che svolgo a Berna da quindici anni a favore degli svizzeri all’estero. La nuova legge a loro favore è la conseguenza della mia iniziativa parlamentare. Il tentativo di coinvolgere maggiormente questi 750 mila connazionali all’estero nella vita democratica svizzera è una mia preoccupazione costante, per cui mi piace poter dar loro voce in queste elezioni. E sono contento che anche il PS abbia una lista di candidati all’estero, vuol dire che siamo riusciti a sensibilizzare almeno due partiti in Ticino su questa tematica».Si dice che lei voglia prendere il posto di Widmer-Schlumpf in Consiglio federale: fantapolitica o ipotesi reale?«L’unico ragionamento che io ho espresso due settimane fa era che la concordanza è stata troppo “strapazzata”, e che l’UDC ha il diritto di avere i suoi due seggi, sempre che abbia delle candidature valide e disposte a lavorare in un collegio come il Consiglio federale con la necessaria concordanza. Non vedo come da questo si possa dedurre che io voglia prendere il posto di Widmer Schlumpf, semmai sarà qualcuno dell’UDC a farlo».L'ipotesi è stata recentemente avanzata ad esempio dal Blick... «Se la si ritiene una fonte affidabile… . Non ha nessuna relazione con ciò che ho detto: non faccio parte dell’UDC né ho intenzione di convertirmi, per cui non capisco da che cosa derivi l’idea che io aspiri al seggio che le spetta».Come mai allora lei ha raccontato, di recente, cosa successe quando Widmer-Schlumpf prese il posto di Blocher?«A chi me l’aveva chiesto non ne ho mai fatto mistero, e il mio nome era stato pubblicato già nel 2007 da un giornale nella lista dei 12 PPD che non avevano seguito la maggioranza del gruppo. Dopo la mia elezione a capogruppo un anno e mezzo fa diversi giornali svizzero-tedeschi mi hanno sollecitato sulla composizione del Consiglio federale, e ho sempre ribadito che mi sembra giusto che l’UDC abbia due seggi. È colpa dei giornalisti se si accorgono di questa mia idea solo ora che è estate e non si sa come riempire le pagine o le trasmissioni.. . Orbene, io non ho dichiarato guerra alla signora Widmer-Schlumpf, ma ho semplicemente ricordato questa mia posizione a seguito del sondaggio del SonntagsBlick che rilevava come il 51% degli svizzeri voglia la conferma della signora Widmer-Schlumpf. Come al solito, si è ben guardato dal sentire il parere della Svizzera italiana. Mi sembra giusto che i miei elettori sappiano dove sto io. Poi ciascuno si faccia la sua opinione».
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