TRIBUNA LIBERA
Curatori professionisti nei Comuni: a che punto siamo?
Interrogazione di Giorgio Fonio (PPD) e Amanda Rückert (Lega)
La società, anche quella ticinese, è sempre più variegata e complessa. In Ticino circa 6’000 persone, ovvero quasi il 2 % della popolazione, sono toccate direttamente da misure di protezione o necessitano di interventi da parte dell’autorità tutoria. La cifra delle persone coinvolte aumenta considerevolmente se si pensa che ad essere coinvolti non sono solo i singoli, ma spesso anche le persone che li circondano: nuclei famigliari, amici, conoscenti, colleghi. La procedura in materia di tutele e curatele ha subito diverse modifiche negli ultimi anni: fino al 2001 l’organizzazione delle autorità tutorie era di competenza esclusivamente comunale, poi si è passati a strutture regionali. Queste sono state mantenute anche con la riforma approvata a larga maggioranza (47 sì, 8 no, 13 astensioni) dal Gran Consiglio il 26 settembre 2012, accogliendo le modifiche legislative contenute nel rapporto di maggioranza della Commissione della legislazione al Messaggio 6611 del Consiglio di Stato. In tale occasione, si ricorderà, è inoltre stato accolto un emendamento che chiedeva la professionalizzazione della figura del Presidente delle Autorità regionali di protezione (ARP), con un grado occupazionale almeno dell’80%. Nel passato, il grado occupazionale dei Presidenti nelle autorità tutorie era vario: solo le ARP di Lugano e Locarno conoscevano la figura del Presidente a tempo pieno. Una situazione che non era ritenuta per nulla soddisfacente. Considerata l’importanza delle decisioni che spettano alle autorità di protezione – ad esempio se una persona è in grado di intendere e volere, o decisioni sull’affidamento dei figli nei casi di loro competenza – si era ritenuto essenziale avere a che fare con dei professionisti. Contro il decreto legislativo approvato dal Gran Consiglio è stato lanciato il referendum da parte di alcuni Comuni, proprio per combattere la richiesta di professionalizzare la figura dei presidenti delle ARP. Le argomentazioni della maggioranza del parlamento cantonale sono state ritenute valide e credibili da parte della popolazione ticinese, che il 3 marzo 2013 ha respinto il referendum, con il 57 % dei votanti.Che l’attuale situazione sia solo provvisoria è chiaro fin dall’inizio, difatti la riforma approvata nel 2012 è stata da più parti definita unicamente una “mini riforma”, in attesa del passaggio al modello giudiziario per l’ambito del diritto di protezione, previsto per il 2018, attualmente oggetto di una proposta formulata con il Messaggio 7026, pendente presso la Commissione della legislazione. Al 2018 mancano però oltre due anni e quello delle tutele è un settore assai delicato, per il quale ogni intervento atto a migliorare le condizioni per l’utenza è importante. Il Messaggio 7026 ne evidenzia alcuni, ma a mente degli interroganti, ve ne sono altri che meritano di essere sottoposti sotto osservazione da parte dell’esecutivo cantonale. In particolare alcune perplessità sullo stato di salute delle ARP sono stati sollevati con il Messaggio 7026, con il quale viene evidenziato che diverse autorità giudicano insufficienti le risorse di personale a disposizione. Oggetto di preoccupazione è per gli interroganti però anche la questione relativa al numero di curatori presenti sul territorio cantonale che, purtroppo, scarseggiano. Ci sono i curatori privati, persone di buona volontà che mettono a disposizione il loro tempo per occuparsi di uno o più pupilli, fornendo un importante servizio sia agli utenti, che allo Stato; ci sono poi i curatori professionisti. L’Ufficio dell’aiuto e della protezione è stato potenziato con l’approvazione del già citato Messaggio 6611 e, si legge anche nel Messaggio 7026 a pag. 8, la Camera di protezione giudica che tale potenziamento stia dando dei buoni frutti, anche se ciò non è ancora sufficiente. Un curatore professionista, oltre ad avere di regola una formazione specifica, può assumere mediamente fino a 60 mandati. Certamente dunque la presenza di queste figure rappresenta un buon investimento per garantire qualità ad un importante servizio sociale. Secondo l’art. 15 cpv.2 della Legge sull’organizzazione e la procedura in materia di protezione del minore e dell’adulto è poi compito dei singoli Municipi coinvolti, quello di garantire l'offerta di un numero adeguato di curatori professionisti e di curatori privati incaricati dell'esecuzione delle misure.Ora, stando a informazioni giunte agli interroganti, risulterebbe che non tutte le ARP abbiano affiancato ai curatori privati la figura dei curatori professionisti. Ciò potrebbe quindi comportare che il funzionamento delle ARP non possa essere ritenuto ottimale, né per gli utenti né per i funzionari attualmente in essere all’interno di questi uffici. Pertanto chiediamo al lodevole Consiglio di Stato:1. Quanti sono i curatori privati attivi in Canton Ticino e presso quali ARP operano?2. Quanti sono i curatori professionisti attivi presso le ARP e in quali ARP operano?3. Quanti curatori professionisti sono stati assunti nei Comuni dopo l’entrata in vigore della modifica legislativa del 2012?
Giorgio Fonio
(PPD) e
Amanda Rückert
(Lega)
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