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14.09.2016 - 06:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Sì ad un’intelligence svizzera al passo con le minacce odierne

di Tiziano Galeazzi, granconsigliere UDC

Il prossimo 25 settembre saremo chiamati a votare sulla nuova legge inerente il potenziamento delle attività informative (LAIn) ossia a contribuire e rafforzare la sicurezza nazionale individuando tempestivamente le minacce. Non concordo, come sovente in questi casi, la presa di posizione di parte dell’area politica rosso-verde la quale accusa lo Stato d’interferire in maniera, a sentir loro, troppo invasiva e da impiccione; questo quanto detto da coloro che sono i primi a scendere in piazza contro la violenza, quando capita una strage di matrice terroristica, mettendo candele virtuali o bandierine sui social network del paese colpito, chiedendosi in fine dove fosse la prevenzione, la sicurezza e magari anche l’Esercito in quel caso specifico. Il fatto d’aver avuto in Svizzera per decenni un ordinamento giuridico blando e permissivista sulle attività di osservazione/informazione ha portato ad avere buchi informativi tanto che, in tempi attuali, ci ritroviamo sprovveduti, ciechi, sordi e muti. Nel contempo abbiamo appurato che decine e decine di persone, sul nostro territorio, sono pronte a sposare la causa del Califfato e disposte a tutto senza indugiare ed a guardare in faccia a nessuno. Si rimanda al caso di Basilea dove un fanatico stava preparando una bomba nel suo appartamento qualche mese fa. Chi non ha nulla da temere o nascondere, di certo continuerà a dormire tranquillo, per quanto si possa esserlo, considerando gli eventi e quanto avviene in Europa. Nessuno parla mai di attentati sventati o terroristi arrestati prima di qualche strage. Questo anche frutto di servizi segreti efficienti. Circa le nostre attività di sorveglianza, i mezzi servono eccome. Siamo uno dei paesi dove l’intelligence è la più blindata e strettamente controllata dalla politica. Lo sarà anche con la nuova legge in quanto vi saranno tre livelli di autorizzazioni ed una supervisione esterna. La sorveglianza si baserà su casi accertati (da più fonti anche estere) e comprovati laddove vi è un imminente pericolo per la sicurezza nazionale. Lo scopo è poter confermare la pericolosità e la minaccia di questi individui che poi verranno notificati alle istanze giudiziarie competenti e qua, ahimè, si apre un altro capitolo da mettere in discussione. Negli ultimi mesi siamo venuti a conoscenza sugli esiti di alcune sentenze emesse nei confronti di simpatizzanti dell’ISIS dai nostri tribunali federali. Onestamente, per libertà intellettuale e di parola, mi domando come si possano ancora avere leggi per “ladri di polli” e doverle applicare nei confronti di chi esalta il voler raggiungere la causa e partecipare a conflitti armati oppure, peggio ancora, di coloro che riescono a riportar da noi la propria pelle dopo aver partecipato attivamente a chissà cosa nelle zone di guerra. Concludendo, forniamo i mezzi alle nostre Autorità di sicurezza, investigative e di sorveglianza e, nel contempo, diamo anche i mezzi alla giustizia per inasprire svariate pene ad oggi considerate blande e poco dissuasive. La popolazione chiede più protezione da parte dello Stato e pertanto quest’ultimo deve provvedere a soddisfare la legittima richiesta. La sicurezza è sempre al primo posto nelle aspettative della cittadinanza. Per quanto sopra, voterò SÌ, il prossimo 25 settembre, sulla legge per le attività informative (LAIn) della Confederazione.Tiziano Galeazzi, granconsigliere UDC
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