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27.10.2016 - 14:170
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il mondo si muove. Noi stiamo a guardare?

di Fabio Käppeli, PLR, e cofirmatari di diversi partiti

Tredici domande per una politica ticinese in materia di cannabis che protegga efficacemente i giovani e riduca i costi sanitari e sociali a carico della collettività La Svizzera ha regolamentato la “politica della droga” con la Legge federale sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope (LStup) del 1951. Tale politica si fonda oggi su quattro pilastri: repressione, prevenzione, riduzione del danno e terapia. Attraverso la LStup è stata proibita la circolazione di determinate sostanze, tra le quali la canapa. Questa proibizione non ha tuttavia fornito i risultati sperati: la canapa circola tutt’ora. In Svizzera ogni anno se ne consumano dalle 40 alle 60 tonnellate, per un giro d’affari complessivo di circa un miliardo di franchi, che finisce in buona parte nelle tasche del crimine organizzato. Inoltre, la cattiva qualità della sostanza proveniente dal mercato nero aumenta esponenzialmente i rischi sanitari legati al suo consumo, già di per sé nocivo. Ad esempio, un recente studio preliminare commissionato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) all’Università di Berna (Institute of Forensic Medicine, Forensic Chemistry and Toxicology) ha analizzato 151 campioni di cannabis provenienti dalla Svizzera, una quindicina dei quali dal Ticino. Ebbene, il team di ricercatori è giunto alla conclusione che ben il 91% dei campioni fossero contaminati da sostanze altamente nocive, come batteri, funghi, pesticidi e metalli pesanti. Riguardo a questi ultimi, in alcuni campioni provenienti dal mercato nero ticinese sono state rilevate concentrazioni importanti di alluminio, bario, bismuto, cesio, cobalto, cromo e ferro. È risaputo che queste sostanze tossiche provocano gravi danni al sistema nervoso, immunitario e respiratorio, soprattutto nelle fasi sensibili dell’ontogenesi. Inoltre, altri studi (cfr. Addendum) hanno rivelato che il tenore di THC, il principale agente psicoattivo della cannabis, è fortemente aumentato negli ultimi anni. Se un ventennio fa esso era in media del 6-8%, oggi può raggiungere persino il 35%. Oltre alla contaminazione dei fitocannabinoidi e all’aumento della quantità di THC, un altro problema si sta diffondendo in modo insidioso e preoccupante: i cannabinoidi di sintesi (o Spice). Queste nuove droghe sono facilmente acquistabili online, possono causare la morte dopo una sola dose e la loro composizione muta continuamente per sfuggire allo statuto d’illegalità. Gli effetti dei cannabinoidi di sintesi sono dunque molto più potenti, imprevedibili e pericolosi. Basti pensare che il rischio di dover ricorrere al pronto soccorso è almeno 30 volte superiore quando si consuma cannabis sintetica rispetto a quella naturale. Alcuni ricercatori affermano addirittura che la percentuale di persone che necessita del pronto soccorso a seguito del consumo di cannabis sintetica è superiore rispetto a qualsiasi altra droga. Tra gli effetti provocati da questa tipologia di sostanze sono stati riscontrati sintomi schizofrenici e convulsioni, nonché disturbi renali, polmonari, cardiaci e gastrointestinali. A febbraio 2015, ben 137 cannabinoidi di sintesi erano monitorati dall’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, e il loro numero non fa che aumentare. Questi prodotti non provengono solo dall’estero: circa un terzo dei consumatori svizzeri di droghe di sintesi si rifornisce presso siti web elvetici. Altro aspetto che rende attrattivi i cannabinoidi di sintesi (e.g. per chi si mette alla guida) è la loro difficile identificazione, poiché i test disponibili sono molto costosi e individuano soltanto un numero ristretto di molecole. Si constata dunque come il proibizionismo ha contribuito ad esacerbare i problemi di salute di chi fa uso di cannabis. Il sentore comune è che la guerra alla droga abbia fallito. E in qualsiasi altro ambito politico – quando un obiettivo non è raggiunto – si analizza oggettivamente la situazione e si studiano correttivi. Purtroppo, in quest’ambito lo si fa difficilmente, poiché la pressione morale impedisce il consueto approccio razionale. Col passar degli anni e delle generazioni, tuttavia, molti Stati stanno rivalutando il proibizionismo, articolando la riflessione in termini economici, di sicurezza e di salute pubblica. Questo approccio è stato recentemente abbracciato anche dall’ONU, con una scelta che rappresenta una vera e propria pietra miliare nella politica della droga a livello globale. In molti Paesi, quindi, si sta passando gradatamente a un regime di regolamentazione: si legalizzano, a determinate condizioni, produzione, possesso, vendita e consumo. In altre parole, tramite una serie di regole si gestisce la sostanza come si gestiscono i farmaci, i veleni, gli alcolici, il tabacco o altre sostanze pericolose. La severità della regolamentazione può essere modulata per esempio all’età dei cittadini (e.g., particolare protezione dei minorenni). Tuttavia, il cittadino adulto, in una società liberale, va considerato responsabile fino a prova del contrario: non c’è ragione di metterlo sotto tutela di fronte ad alcune particolari sostanze e non di fronte ad altre, di pari (o talvolta maggiore) pericolosità. Ciò crea una politica contraddittoria e incoerente, dunque poco credibile agli occhi dei cittadini. Ne è la dimostrazione la Strategia nazionale dipendenze, la cui fase attuativa inizierà col nuovo anno, e che prevede uno smussamento della dicotomia “sostanze illegali-legali”, privilegiando un approccio che integri tutte le sostanze psicoattive sotto lo stesso cappello. Nel solco delle considerazioni sopraccitate (professionali e scientifiche, non politiche) s’iscrive il bisogno di avviare sperimentazioni di modelli di regolamentazione del mercato della cannabis e d’implementare delle misure di riduzione dei rischi efficaci e al passo coi tempi, come ad esempio il drug checking. Lo scopo di tali misure non risiede soltanto in una miglior protezione dei consumatori e della società nel suo insieme, ma intende altresì ridurre i costi sociali e sanitari provocati indirettamente dalle politiche proibizioniste. Nel contesto di questa evoluzione, tenuto conto dei problemi di salute pubblica (e criminogeni) co-causati dal mercato nero della cannabis e dei modelli di regolamentazione sperimentati da alcune città svizzere (cfr. Addendum), sottoponiamo al Consiglio di Stato le seguenti domande: 1. Quanti consumatori di cannabis vi sono in Canton Ticino per fascia d’età e tipologia di consumo (non problematico, problematico, dipendenza)? Quanti di essi consumano inconsapevolmente cannabis altamente contaminata? Quanti fanno uso di cannabis di sintesi? A quanto ammontano i costi sociali e sanitari attribuibili all’assunzione di cannabis contaminata e di sintesi? Nel caso in cui queste informazioni non fossero disponibili, il Consiglio di Stato non ritiene necessario commissionare uno studio che permetta di meglio analizzare il fenomeno cannabis in Ticino, così da poter rispondere più efficacemente e tempestivamente alle crescenti e nuove problematiche? 2. Era a conoscenza il lodevole Consiglio di Stato del recente studio preliminare dell’Università di Berna che ha evidenziato come il 91% dei campioni di cannabis sequestrati in Svizzera – alcuni dei quali provenienti dal nostro Cantone – fossero altamente contaminati da batteri, funghi, pesticidi e metalli pesanti? 3. Cosa fa oggigiorno – e come intende intervenire in futuro – il Consiglio di Stato per far fronte all’impatto negativo, in termini di salute psicofisica e aumento dei costi dei sistemi sociale e sanitario, co-causato dal consumo di cannabis contaminata, dall’aumento del tenore di THC e dalla diffusione crescente dei cannabinoidi di sintesi? 4. Come giudica il Consiglio di Stato le sperimentazioni che verosimilmente si terranno in altre realtà cantonali, come la vendita di cannabis in farmacia nella Città di Berna e il modello dei CSC nel Canton Ginevra? 5. Come si pone il Consiglio di Stato innanzi al fatto che le più illustri commissioni di esperti – come la CCMA ginevrina, la CFQD e il NAS-CPA federali, la GCDP globale – sollecitino le autorità politiche a implementare un modello di regolamentazione del mercato della cannabis? È a conoscenza il Consiglio di Stato del fatto che addirittura l’Assemblea generale dell’ONU, nella sua recente Sessione speciale (UNGASS 2016) avente come tema le droghe, abbia abbandonato definitivamente la “guerra alla droga” per far spazio a un approccio più umanista e incentrato sulle politiche di salute pubblica? 6. Il Consiglio di Stato si sta preparando, come suggerito dal Gruppo esperti (GE) ticinese, a informare la popolazione in maniera scevra da pregiudizi ideologici sui possibili modelli di regolamentazione della cannabis ricreativa? In caso affermativo, come lo sta facendo? 7. Il Consiglio di Stato prevede di concedere il suo appoggio a studi in linea col margine di manovra concesso dalla legislazione vigente, la quale prevede autorizzazioni eccezionali per la coltivazione, l'importazione, la fabbricazione e la messa in commercio degli stupefacenti “per la ricerca scientifica, per lo sviluppo di medicamenti o per un’applicazione medica limitata” (cfr. art. 8, cpv. 5 LStup)? Il Consiglio di Stato stesso immagina di commissionare in futuro uno studio in tal senso? 8. Il Consiglio di Stato non ritiene che la regolamentazione del mercato della cannabis possa rivelarsi un’opportunità interessante per generare posti di lavoro per i residenti (e.g. nei settori di agricoltura, vendita, logistica, sanità) e un importante indotto per erario e assicurazioni sociali (cfr. Addendum per le stime riguardanti il nostro Cantone)? 9. Dopo l’approvazione del “Programma cantonale d’azione alcol” e il “Programma cantonale tabagismo”, viste e considerate le preoccupazioni legate all’aumento del tenore di THC, alla prevalenza di cannabis altamente contaminata e alla diffusione crescente dei suoi sostituti di sintesi, non si ritiene necessaria la creazione (in collaborazione con la Confederazione) di un “Programma cantonale d’azione cannabis e sostituti sintetici”? 10. Tenuto conto del fatto che Consiglio di Stato e Commissione speciale sanitaria (di seguito CSS; Rapporto n. 7068 R, p. 6) abbiano ripetutamente ribadito che non sussista un’emergenza sociale (Messaggio n. 6078 p. 2 e 4) che giustifichi un intervento da parte dello Stato, ciò significa che si debba attendere che l’emergenza si verifichi prima d’intervenire adeguatamente tramite la messa in atto di misure preventive e di riduzione del danno al passo coi tempi? 11. Considerato il preavviso favorevole del GE e della CFQD in merito all’introduzione del drug checking in Ticino, su quali basi, in termini di evidenze scientifiche, il Consiglio di Stato (cfr. Messaggio n. 7218, p. 4) e la CSS (cfr. Rapporto n. 7068 R, p. 2-3) rifiutano l’introduzione ti tale strumento, che si è rivelato assai efficace nei Cantoni di Zurigo e Berna? 12. Come reagisce il Consiglio di Stato al fatto che la CSS manipoli deliberatamente il parere del Governo, facendogli erroneamente affermare che il drug checking non sia un’ipotesi da approfondire in Canton Ticino, travisando palesemente il parere favorevole del Governo (cfr. estratti sottostanti)? Quali nuovi elementi empirici e teorici sono giunti a conoscenza del Consiglio di Stato tra il 25.3.15, data del primo estratto sottostante, e il 14.9.16, giorno in cui il Governo si esprime in questi termini: “[…] il Consiglio di Stato ritiene non siano date al momento in Ticino le premesse fattuali e nemmeno politiche per dare il via ad una sperimentazione del drug checking sul territorio ticinese” (Messaggio n. 7218, p. 4)? Messaggio n. 7068 (p. 3) del Dipartimento della sanità e della socialità Rapporto n. 7068 R (p. 2) della Commissione speciale sanitaria 13. A livello di prevenzione terziaria, quali misure intende prendere il Consiglio di Stato per promuovere un consumo consapevole e sostenibile, equipaggiando il consumatore di quel bagaglio di conoscenze e agganci alla rete che gli permettano di “avere una corretta gestione delle sostanze psicoattive e dei comportamenti potenzialmente problematici cui ricorre” (GE, 2015, p. 20; vedi anche Messaggio n. 7218)? Ringraziando per l’attenzione, Fabio Käppeli (PLR) Massimiliano Ay (MPS-PC), Henrik Bang (PS), Sara Beretta Piccoli (PPD), Silvano Bergonzoli (Lega), Nicola Brivio (PLR), Alessandro Cedraschi (PLR), Franco Celio (PLR), Marcello Censi (PLR), Claudia Crivelli Barella (Verdi) Graziano Crugnola (PLR), Michela Delcò Petralli (Verdi), Jacques Ducry (PS - Indipendente), Sebastiano Gaffuri (PLR), Milena Garobbio (PS), Giacomo Garzoli (PLR), Raoul Ghisletta (PS), Alessandra Gianella (PLR), Walter Gianora (PLR), Luigina La Mantia (PS), Carlo Lepori (PS), Tatiana Lurati Grassi (PS), Germano Mattei (Montagna Viva), Tamara Merlo (Verdi), Maruska Ortelli (Lega), Paolo Pamini (La Destra), Alex Pedrazzini (PPD), Nicola Pini (PLR), Daniela Pugno Ghirlanda (PS), Matteo Quadranti (PLR), Massimiliano Robbiani (Lega), Amanda Rückert (Lega), Bruno Storni (PS), Omar Terraneo (PLR
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