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10.10.2015 - 13:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La strada del progresso

di Lisa Boscolo, candidata GISO al Consiglio nazionale

Il divario salariale tra uomo e donna a parità di mansioni (20 % in meno), la tassa rosa (woman TAX), ovvero quello che dobbiamo pagare in più per i prodotti per “donne”, gli stereotipi di genere che squalificano il sesso femminile, le idee medievali sulla famiglia, il poco spazio nei media, la donna oggetto. Siamo nel 2015, quanto dobbiamo ancora aspettare noi donne per raggiungere la libertà e l’uguaglianza? La politica deve agire subito per porre fine alla discriminazione quotidiana di più della metà della popolazione. La politica deve agire per sostenere le donne, e più in generale gli oppressi, per il bene della società stessa. Una visione al passo coi tempi è condizione necessaria alla volontà di agire: la società sta cambiando, il concetto di famiglia si sta estendendo. È d’obbligo garantire alla popolazione le stesse opportunità e non solo gli stessi formali diritti! Per ottenere la cosiddetta uguaglianza sarebbe ideale cominciare ad abbandonare l’economia della competitività ad ogni costo, includendo finalmente in maniera equa giovani e donne. Il vero nemico da battere è senza dubbio il Capitalismo. Sfavorire i più “deboli”, propagare le disuguaglianze e non preoccuparsi della politica di pari opportunità: tutte caratteristiche intrinseche al Capitalismo, un sistema che sfrutta la classe lavoratrice non protetta e il genere femminile. L’avverarsi della vera emancipazione femminile metterebbe in pericolo le basi su cui si fonda il sistema capitalista. Difficile abbandonare questo sistema, difficile raggiungere la parità. Senza arrendersi con misure concrete possiamo migliorare la situazione di disparità. Per imporre la parità salariale è necessario cambiare le pessime condizioni di lavoro causate dalla deregolamentazione del mercato del lavoro voluta da un’economia sempre più liberista. Tale processo deve cominciare dall’attuazione, in tutti settori professionali, di contratti collettivi di lavoro che prevedano salari minimi vincolanti che possano garantire un salario equo per tutti e tutte. Serve inoltre un migliore controllo degli stipendi, con esemplari sanzioni per chi sgarra. In secondo luogo bisogna estendere il concetto di tempo parziale sul posto di lavoro, permettendo una migliore conciliazione lavoro-famiglia sia per gli uomini che per le donne. In questo senso è importante rendere accessibili a tutti e tutte gli asili nido a tempo pieno e migliore il processo di reintegrazione delle donne sul posto del lavoro in seguito alla gravidanza, così come la lotta alle pressioni di licenziamento fatte prima del parto. Da estendere è infine anche il congedo parentale. Oggi la legge prevede un congedo maternità di 14 settimane per coloro che esercitano un’attività lucrativa di cui 80% di lavoro viene remunerato. Nessuna legge menziona però il congedo paternità (in alcuni casi è possibile prendere qualche giorno di libero). La presenza di entrambi i genitori è necessaria per un buon inizio della vita famigliare ed è fondamentale rispetto al concetto moderno di famiglia. È auspicabile estendere il congedo totale ed in contemporanea dare finalmente il via al congedo paternità. La GISO ripropone la proposta della commissione federale per le questioni famigliari (COFF) che vede l’introduzione di un congedo parentale di 24 settimane da dividere tra i genitori, con un minimo di 4 settimane a testa. Queste sono solo alcune delle misure necessarie per la strada del progresso. Strada non proprio corta, ma per il bene della società non ci si arrende.Lisa Boscolo, candidata GISO al Consiglio nazionale
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