MUZZANO – La direzione del Corriere del Ticino, come si evince da una furibonda nota di Syndicom,OCST e Associazione Giornalisti, non vuol incontrare i sindacati dopo il licenziamento di sette persone e il pre-pensionamento di altre due.
E usano termini durissimi: “Risulta incomprensibile che, in questo momento e a fronte di misure che causano pesanti conseguenze ai lavoratori, si voglia rifiutare qualsiasi dialogo con i partner sociali. Un gesto di chiusura che non ha nulla a che vedere con la natura stessa di un quotidiano, per antonomasia luogo del dialogo e del confronto”, si legge. “Rifiutando di incontrarci, i vertici del Corriere del Ticino di fatto calpestano la loro stessa ragione d’essere, la natura stessa di un giornale che si definisce indipendente e che proprio per questo è chiamato a dare spazio alla pluralità del pensiero e delle opinioni. Ma non solo, essi calpestano anche la storia del nostro Paese, che proprio sul dialogo tra le parti sociali ha costruito la sua fortuna economica, sociale e imprenditoriale. Tema di cui il CdT ha scritto innumerevoli volte. Inchiostro tradito oggi dai vertici dell’azienda”.
I sindacati sono convintissimi che con tagli ai salari di direttori e vicedirettori si sarebbero potuti risparmiare i licenziamenti, e continuano: “Difficile immaginarsi come possa il Corriere del Ticino continuare a scrivere di democrazia e di solidarietà se i suoi vertici aziendali sembrano disconoscerne i principi di base”.
Un attacco davvero pesante.