C’è amarezza, non può essere altrimenti. Se due anni fa era stato un po’ un caso arrivare a giocarsi la finale, quest’anno questo Lugano aveva tutte le carte in regola. Greg Ireland ha saputo dare un’identità, avendo il coraggio di escludere anche qualche big quando serviva, di puntare sui giovani, di creare un vero gruppo, dove tutti erano leader e tutti aiutavano tutti e venivano aiutati. C’erano le premesse, in fondo nessuno si è mai detto sconfitto neppure dopo essere finiti sotto per 3-1 nella serie. E una volta rimontato, la fiducia era al massimo, mentre lo Zurigo era a terra. Forse si è giocato troppo su questa chiave: l’emotività, con una Città che si è mobilitata, sino a fare follie per avere dei biglietti, dava ormai vincitore il Lugano, convinti che gli avversari fossero ormai al tappeto, dopo aver mancato delle occasioni per chiudere la serie.