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19.01.2016 - 16:170
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Padroncini al Rabadan, è polemica. La società costretta a precisare che…

Le polemiche attorno alla società di carnevale non si placano. In un lungo comunicato stampa le precisazioni sul caso

BELLINZONA – Ha destato scalpore nei social la foto di un furgoncino italiano nei pressi del capannone in allestimento in Piazza del sole a Bellinzona in vista del Rabadan, tanto da costringere la società ad una lunga presa di posizione. «Fino a qualche anno fa il capannone montato per il Rabadan era fornito da una ditta ticinese, la quale aveva stretto un accordo di collaborazione con l’azienda italiana oggi fornitrice», si legge nella nota. «In seguito la ditta ticinese è stata assorbita da un gruppo più grande il quale ha deciso di rescindere l’accordo di collaborazione con l’azienda italiana. Preso atto di quanto avvenuto, la Società Rabadan ha comunque deciso di continuare ad avvalersi della struttura fornita dall’azienda italiana in quanto il capannone rispondeva alle esigenze di sicurezza, di stabilità in caso di neve oltre a rispettare tutte le prescrizioni antincendio». La Società Rabadan afferma inoltre che prima di confermare la fornitura avrebbe valutato altre alternative «senza però trovare soluzioni soddisfacenti e di pari qualità. Il montaggio e lo smontaggio di una struttura di tale portata (che in Ticino viene montata solo per il Rabadan) comporta un impegno di mezzi e uomini non indifferenti nonché l’ausilio di uno o più specialisti in grado di controllare che il capannone sia montato secondo le regole e le prescrizioni di sicurezza. Già quando la struttura era fornita dalla ditta ticinese una squadra di tecnici dell’azienda italiana era presente durante le operazioni di montaggio e smontaggio al fine di verificare che le operazioni fossero eseguite correttamente. Con il passare del tempo la manodopera locale ha acquisito familiarità con la struttura, tanto che ad oggi solo un tecnico dell’azienda italiana viene a supervisionare tali operazioni». Sul fronte dei costi, e del presunto risparmio realizzato impiegando una società italiana, Rabadan ricorda che «a parte lo specialista della ditta, tutte le altre persone impiegate sono persone residenti». «Si precisa che l’eventuale manodopera estera impiegata è sempre stata notificata alle autorità e, tutti gli anni, l’ufficio preposto ha sempre controllato il rispetto delle condizioni di lavoro e salariali. In particolare l’Ufficio del Lavoro ha sempre verificato, e Rabadan lo ha controllato con gli stessi operai, che le persone presenti sul cantiere fossero pagate secondo gli standard svizzeri, con un compenso orario secondo il contratto collettivo vigente nel settore edile», continua la nota. «Infine precisiamo che la Società Rabadan si avvale prevalentemente di personale e aziende ticinesi: la manodopera locale è costituita in parte da volontari e in parte da persone impiegate presso una fondazione che si occupa di integrazione per diversamente abili, i riscaldamenti provengono da una ditta ticinese in collaborazione con un grande gruppo svizzero, l’impianto elettrico è pure fornito da una ditta ticinese, così come tutto l’apparato di sicurezza».
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