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Cronaca
28.02.2016 - 16:450
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

«Il no del Mendrisiotto è un'invocazione al Ticino e a Berna»

Il sindaco di Mendrisio, convinto sostenitore del no al raddoppio, commenta il voto .«Restiamo in un certo senso ora isolato coi nostri problemi di traffico e sicurezza»

MENDRISIO - Carlo Croci, in un PPD che schierava Lombardi e Regazzi per il sì, ha spinto per il no al raddoppio del Gottardo, un pensiero sposato dalla sua Mendrisio e dal Mendrisiotto tutto. È con lui che commentiamo il risultato. «È stata votata quella che sarà un'opera ciclopica per la Svizzera. Mi attendevo venisse approvata, malgrado ciò ho pensato sino all'ultimo che questa terra a Sud della Svizzera avesse i suoi motivi per votare no, e io stesso l'ho espresso pubblicamente. Vedo che il Mendrisiotto complessivamente ha votato no, a Mendrisio abbiamo un 56% di no, esprimendo preoccupazione. Mi sembra un dato clamoroso, fino a sei mesi fa eravamo 65 a 35 per il si, c'è stata un'emozionalità andata oltre ogni aspettativa».Il tema della sicurezza è forse stato decisivo?«Per noi è futile, perché nel Mendrisiotto da mesi una bagatella blocca tutto per ore ed ore, dunque abbiamo già il problema della sicurezza ed ora col raddoppio del Gottardo potrà solo peggiorare. La promessa dei gottardisti di voler regolare nella legge un aumento della capacità di transito sarà qualcosa su cui vigileremo». La sicurezza all'interno del tunnel ha prevalso sui problemi legati alla salute dei cittadini del Mendrisiotto?«Penso di sì».Possiamo affermare che il Gottardo non isolerà il Ticino dalla Svizzera ma in un certo senso isolerà il Mendrisiotto dal resto del Cantone e del Paese? Dato che i problemi di traffico e inquinamento rimarranno qui... .«Si può dire, non l'avevo pensata in questi termini ma direi che è espressa molto bene. Il numero di transiti di pochi mesi nel Mendrisiotto corrispondono a quelli di tutto l'anno al Gottardo. A chi dice che il nostro traffico viene da sud ribatto che in parte sì, in parte ce lo creiamo noi. Prevalentemente è un traffico da sud che viene attratto da Lugano in due modi: prima delle 7/7.30 sono persone che si recano nella cintura di Lugano per lavorare nelle fabbriche, dopo questo orario è gente che si reca nella città. La forza economica e la cintura della Città crea questo traffico enorme, da sud bloccando il Mendrisiotto e da Ponte Tresa bloccando tutto il Malcantone, sono problematiche che rimangono e sono non risolte. Il no della nostra regione è un'invocazione al Ticino e a Berna affinché nelle trattative che avremo con l'Italia, ora molto attuali e frequenti al momento, si faccia in modo di arrivare alla realizzazione di opere che modifichino i comportamenti abituali. Penso al trasporto pubblico che deve essere capillare nella zona di frontiera e ai parcheggi collettori, che devono essere dove nasce il traffico. Se chi prende l'auto percorre trenta o quaranta chilometri per trovare un parcheggio collettore a Mendrisio ha già compiuto il tratto in macchina, deve trovarne uno là dove parte la causa». Di solito un partito si presenta compatto, il PPD lo è stato un po' meno. Crede che il suo no possa modificare i suoi rapporti con chi era per il sì, personaggi importanti nel partito?«Viviamo in un paese dove ognuno ha libertà di esprimere il proprio pensiero. Qui non si tratta del partito ma di un modo di vivere il proprio territorio e la propria comunità e ho detto no convinto che questa opera porti dei disagi al Mendrisiotto. Questa volta Carlo Croci è stato meno compatto del solito... i rapporti non cambieranno, anche se è vero che in questi mesi all'interno del partito si è manifestato del disagio, alcuni in modo moderato, qualcuno me l'ha anche scritto. Fa parte delle cose, sono fiero di aver espresso il mio parere e che la maggior parte dei cittadini di Mendrisio lo abbia condiviso».
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