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Cronaca
06.12.2018 - 10:000

"È un Olocausto a fuoco lento. I nostri nipoti corrono il rischio di non poter stare all'aria aperta"

Le dichiarazioni shock del presidente dell'Istituto superiore di sanità Ricciardi: "abbiamo 12 anni per salvare il pianeta. In Italia per esempio il 12% dei ricoveri pediatrici è collegato all'inquinamento"

KATOWICE – I grandi del mondo sono riuniti per parlare di clima alla Cop24, la 24esima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, “per allineare i loro piani nazionali sul clima all’obiettivo di mantenere l’incremento delle temperature entro 1,5°C", come dice Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International.

Intanto secondo l’italiano Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità, il tempo stringe. Sono dichiarazioni shock le sue, che evidenziano una situazione decisamente grave: “non abbiamo più tempo. Ci restano solo due generazioni. Tra due generazioni i nostri figli e i nostri nipoti corrono il rischio di non poter stare all'aria aperta. Di abitare un pianeta non vivibile a causa dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento".

"È questo il tempo che ci rimane per mettere in atto misure concrete. Fra 20 anni potrebbe già essere troppo tardi. Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l'anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito", prosegue. "I danni sulla salute dai cambiamenti climatici non sono visibili all'istante ma sono devastanti; si tratta, in un certo senso, di un Olocausto a fuoco lento. L'organizzazione mondiale della sanità parla di 7 milioni di morti legate ai cambiamenti climatici ed in Italia ben il 12% dei ricoveri pediatrici in ospedale sono connessi all'inquinamento".

Cosa sta succedendo al pianeta? I rischi vanno “dalle ondate di calore, all’approvvigionamento idrico fino a quello alimentare e allo smaltimento dei rifiuti”, mettendo a rischio qualità e esistenza stessa della vita umana secondo lo studioso. 

Per riuscire a vincere la sfida, afferma, serve “la collaborazione di tutti. Dai decisori politici, al mondo industriale, a quello dell’educazione e attraverso i nostri atti quotidiani. C’è bisogno di tutti”. Fornire dati così certi e crudi dovrebbe essere uno stimolo a decidere di fare qualcosa.

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