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Cronaca
03.10.2019 - 11:220

Amianto, si è aperto il vaso di Pandora? Alcuni sindacati scrivono al Procuratore Generale. Intanto tra la Offible e la Monteforno...

A Olivone i decessi sono due, oltre ad almeno quattro persone malate, mentre per quanto concerne l'ex Monteforno qualcuno dice che si è respirava di tutto e "si tagliava il salame sulle lastre di amianto". SUVA dice la sua in una nota molto generica

BELLINZONA – L’amianto fa paura. Con la denuncia della vedova di un operaio delle Officine morto probabilmente a causa di quel che ha respirato si è aperto una sorta di vaso di Pandora. C’era chi metteva nel calderone, oltre alle Officine, altri luoghi dove i lavoratori sarebbero stati in pericolo: due operai della Offible di Olivone sarebbero morti nel 2014 e 2017 e almeno quattro persone hanno macchie sospette sui polmoni, mentre spuntano testimonianze riguardanti la Monteforno.

“Dagli anni 50 in avanti eravamo immersi nell’amianto. C’era chi aveva lastre di Eternit sopra l’orto, chi lo utilizzava in casa come isolante attorno alla stufa o nei soffitti. Per non parlare di tutta la polvere che girava ovunque a causa della presenza di questa sostanza nelle pastiglie e nei dischi dei freni”, ha spiegato il dottor Brenno Ambrosetti a La Regione.

Che raccoglie la testimonianza anche di chi lavorava alla Monteforno. “I pannelli d’amianto li usavamo come tavolini e ci tagliavamo sopra il salamino e il formaggio. Ricordo che quando questi pannelli non erano della misura adatta li tagliavamo senza usare protezioni. Avevamo anche diverse tettoie all’interno e all’esterno della fabbrica che erano ricoperte di amianto e quando si rompevano le sostituivamo, tagliandone dei pezzi”. Decessi? “Alla Monteforno di decessi per tumori ce ne sono stati parecchi. Noi dipendenti abbiamo sempre pensato che qualcosa di anomalo ci fosse, perché le morti erano davvero troppe”, sostiene un ex operaio, che spiega però come si respirassero sostanza di ogni genere.

TicinoLibero è a conoscenza di persone che stanno muovendo passi legali per accertare cause di morti sospette. Che ai tempi non si sapesse che l’amianto fosse pericoloso, è accertato. Ma ora SUVA che cosa fa?, è la domanda ricorrente.

Per quanto concerne per esempio Ofible, pare che la compagnia di assicurazioni non abbia mai risposto a richieste di chiarimenti. E dalle Officine le liste di persone che avranno diritto a controlli non sono ritenute complete e si chiede che si apra un tavolo di discussione sul tema. A rischio malattie causate da amianto ci sarebbero una ventina di persone.

SUVA dal canto suo, dopo aver fatto una parziale marcia indietro (inizialmente negava che ci fossero morti da ricondurre all’amianto, poi di fronte alla testimonianza della vedova dell’operaio che si è esposta hanno ammesso che qualcosa c’è stato), ha preso ancora posizione: "non siamo legittimati a rilasciare alcuna presa di posizione specifica riguardante singole imprese o persone in considerazione di quanto stabilito in particolare dalle norme in materia di protezione dati. Tocca ai datori di lavoro notificare il personale potenzialmente a rischio, affinché sia sottoposto a misure preventive di medicina del lavoro e chi è malato di tumore può annunciarsi singolarmente”.

A seguito di ciò, SEV, UNIA ed Associazione Giù le Mani hanno scritto al Procuratore Generale Andrea Pagani mettendosi a disposizione: “abbiamo appreso dalla stampa che state facendo delle verifiche in merito alla problematica dell'amianto alle Officine FFS di Bellinzona. A nome dei sindacati SEV, UNIA e dell'Associazione Giù le Mani le comunichiamo che siamo a sua disposizione per trasmettervi tutte le informazioni, scritte ed orali in nostro possesso sulla tematica”.

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