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27.03.2020 - 14:580
Aggiornamento: 15:50

Berna cede! Berset: "Abbiamo creato un'eccezione. In Ticino casi tre volte più numerosi della media svizzera"

Il Consigliere Federale ha annunciato che è stato previsto un nuovo articolo, il 7e, con condizioni severe per permettere ai cantoni di chiudere determinati settori. "Per ora solo il Ticino le adempie". Parmelin: "Traslochi possibili"

BERNA - E alla fine il Consiglio Federale ha deciso di concedere al Ticino di tener chiuse le sue aziende, compresi i cantieri. Si rischiava una rottura, Berna ha voluto andare incontro a Bellizona, prevedendo un nuovo articolo, il 7e.

Lo ha detto Berset nell'attesa conferenza stampa. “Siamo consapevoli che con la situazione straordinaria abbiamo delle regole da adottare su tutto il territorio nazionale. Nel contempo questo non può impedire che ci siano realtà diverse nei singoli cantoni e il Ticino è confrontato con più casi in relazione agli abitanti, addirittura tre volte in più della media svizzera. Si può spiegare dal fatto che l’economia è legata profondamente al Nord Italia, coi frontalieri che sono molto importanti, e le chiusure italiane hanno conseguenze sul mercato ticinese. La decisione della chiusura ulteriore del Canton Ticino vanno oltre l’ordinanza. Mercoledì avevo precisato che eravamo in contatto col Governo e che intendevamo trovare una soluzione che tenesse conto della situazione. Abbiamo deciso di prevedere un’eccezione alla regola, con un articolo nuovo, il 7e, che spiega come sia possibile invertire le norme, ovvero che le aziende sono aperte se rispettano le norme igieniche. Si inverte tutto, di norma le aziende sono chiuse e restano aperte in casi particolari, rispettando le norme”, sono state le sue parole.

“Siamo in una situazione di emergenza, servono cambiamenti e flessibilità. Sappiamo che non sarà semplice venirne a capo, dobbiamo venire a capo dei problemi che arrivano di volta in volta con la calma necessaria e con determinazione, tenendo conto non solo di quello che succede su scala nazionale ma anche delle realtà cantonali. I criteri sono molto severi: il Consiglio Federale sa che solo il Ticino può soddisfare queste misure. L’articolo prevede che chi vuole avere queste eccezioni deve depositare una richiesta e ci attendiamo in fretta una domanda da parte di Bellinzona”, ha aggiunto.

Parmelin: "Traslochi possibili"

"A livello svizzero ci sono a marzo 50mila traslochi: abbiamo discusso se potevano aver luogo o meno e siamo giunti alla conclusione che traslocare resta possibile. Il trasloco è fattibile se si mantengono le distanze sociali e le norme igieniche. Vogliamo evitare un ritardo a cascata sui traslochi. Siamo consapevoli che molti affittuari e proprietari sono in una situazione difficile, sapendo che faticano a pagare l’affitto. Abbiamo perciò prolungato il termine sia per chi deve pagare che per chi deve ricevere da 30 a 90 giorni, se la causa è l’emergenza Coronavirus. Si applica ai locatari, in particolare gli spazi commerciali, che non riescono a pagare gli affititi: vale per pigioni e spese accessorie da fine marzo a fine maggio 2020. Abbiamo anche prolungato il termine degli affitti da 60 a 120 giorni alle stesse condizioni e il termine di disdetta per le camere ammobiliate, da 14 a 30 giorni. Ci è stato comunque garantito che si possono rispettare le norme emanate. Restiamo fedeli ai principi del Consiglio Federale, per far sì che il lavoro e l'economia possano continuare, dove ovviamente è possibile farlo".

“Fino a ieri sera 51mila aziende avevano inoltrato la domanda di lavoro ridotto, coinvolgendo 606mila, dunque il 13% di tutta la popolazione attiva. L’elaborazione delle richieste ha bisogno di tempo, i collaboratori fanno di tutto affinchè si giunge a una soluzione. Siamo consapevoli che con l’aiuto più importante degli ultimi anni, 42 miliardi di franchi, non si risolvono tutti i problemi: stiamo lavorando, vi ringraziamo per la pazienza e la comprensione. Al centro delle nostre azioni c’è la salute della popolazione, e salute significa anche poter lavorare, per cui se possibile chiediamo che se possibile sia effettuato da remoto. Aiutiamo tutti coloro che cercano di aiutare a far sì che i posti siano mantenuti e con essi la salute, grazie a chi lavora come è possibile. Sappiamo che ci sono persone che vorrebbero lavorare ma per le disposizioni adottate non lo possono fare, sono loro ad avere bisogno della popolazione”.

Berset: "Non c'è controllo sui cellulari"

"Una sola persona che lavora per l'UFSP che ha in mano i dati presi dai cellulari. Essi sono anonimizzati e serviranno per delle analisi per capire se le misure vengono rispettate oppure no o se bisogna ancora implementare altre norme. Ma non è un controllo".

"La lotta al Coronavirus è una maratona, non so a che punto siamo dei 42 chilometri, forse nemmeno a metà. Adesso arrivano i giorni di bel tempo, i weekend lunghi, magari vorreste recarvi in Ticino: vi chiedo, vi invio una preghiera di non farlo. La lotta continua, dobbiamo lavorare assieme, dando prova di solidarietà. Lancio un appello agli over 65, è molto molto importante che vi atteniate alle norme. Solo così saremo in grado di non sovraccaricare il nostro sistema ospedaliero e sanitario". 

"Abbiamo previsto un'eccezione dopo il caso ticinese. In alcuni casi, come quello del Ticino, dove chiudere dei settori economici può essere una buona idea, ma siamo convinti che non è fermando l'economia, bensì con i comportamenti individuali, che si combatte l'epidemia".

Koch: "Anche chi è guarito si attenga alle norme"

"Chi è guarito in teoria per un certo periodo è immune, anche se è capitato che qualcuno si sia reinfettato. Comunque la richiesta per tutti è di attenersi alle regole. Chi è guarito è stato fortunato, corrono un rischio minore e possono essere felici di questo fatto"

 

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