CRONACA
Suter: "Perchè noi chiusi e i negozi aperti? Subito 700 milioni o ci saranno licenziamenti"
Il presidente di GastroTicino parla di incoerenza. "La situazione è grave, lo sappiamo: perrché farci chiudere da martedì e non da oggi? Il nostro settore è diventato il capro espiatorio. Berna si dimentica del danno che ci sta arrecando"

BELLINZONA - I ristoranti devono chiudere, i negozi no. Massimo Suter, presidente di GastroTicino, è arrabbiato. Denuncia quella che a suo avviso è incoerenza da parte del Consiglio Federale.

Anche sulle tempistiche: "La situazione è grave, lo sappiamo: perrché farci chiudere da martedì e non da oggi? Il nostro settore è diventato il capro espiatorio. Berna si dimentica del danno che ci sta arrecando", attacca, interpellato dal Corriere del Ticino. A stretto giro di posta è arrivato anche un comunicato di GastroTicino, decisamente delusa, dove Suter rincara: "Per innumerevoli ristoranti questo significa la fine. La decisione comunicata oggi dal Consiglio federale, per il settore è, infatti, un vero e proprio disastro. Moltissime aziende sono state private della loro ultima speranza. I fallimenti difficilmente potranno essere evitati. Sono
in gioco decine di migliaia di posti di lavoro".

È preoccupato: “Le conseguenze delle misure per combattere il diffondersi del virus, si applicano principalmente al nostro settore e le autorità non vogliono aiutarci. Ma non ci arrendiamo e chiediamo con forza che il Consiglio federale definisca ora misure di soccorso rapide e urgenti con i Cantoni. Per molti, come già ribadito, l'aiuto arriverà troppo tardi”. A suo avviso, servirebbero subito 600-700 milioni.

“Oggi, poi, il Consiglio federale ha deciso di lasciare aperto uno spiraglio per quei Cantoni in cui il tasso di riproduzione risulti sotto l’1. Soluzione machiavellica e complicata, che oltre a creare confusione tra i clienti, è penalizzante per il nostro Cantone e i suoi locali che si vedono privati della possibilità di poter lavorare”, aggiunge. 

"Signor Berset non era questo l’augurio che ci aspettavamo per Natale!", termina il grido d'allarme di GastroTicino, che garantisce vicinanza e sostegno ai suoi associati. 

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