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18.09.2021 - 15:500

Mazzola racconta 'Schumacher': "Un piacevolissimo viaggio nel tempo"

Dal 1988 al 2009 in Ferrari, abbiamo parlato del documentario Netflix sul campione tedesco con 'Gigi' Mazzola. "Cosa mi ha commosso? Tutto"

TICINO – Il catalogo di Netflix ha dato il benvenuto in questi giorni a un documentario che gli amanti dei motori, ma non solo, non possono perdersi. ‘Schumacher’, si chiama e il titolo esclude ulteriori presentazioni. In effetti, il docu-film ripercorre la vita del ‘Kaiser’, dagli esordi sui kart ai mondiali vinti in Formula 1. Un viaggio nella vita pubblica e privata di ‘Schumi’, attraverso racconti e aneddoti di chi ci ha gareggiato contro, di chi lo ha sostenuto, della sua famiglia e degli amici ‘di sempre’. Non manca qualche riferimento al tragico incidente del 29 dicembre 2013.

Luigi Mazzola è stato in Ferrari dal 1988 al 2009. Per il ‘cavallino’, Mazzola ha contribuito alla vittoria di otto titoli mondiali costruttori e sei titoli iridati con i piloti in qualità di Responsabile Tecnico delle Attività Test. L’ingegnere, Schumacher lo ha conosciuto in tutte le sue sfaccettature. Lo si ammira nel documentario mentre scambia due parole con Schumacher al muretto. “Non ricordo – afferma a Liberatv – di cosa stavamo parlando. È impossibile (ride ndr), ne abbiamo fatte a migliaia di chiacchierate, tutte straordinarie e utili per cercare di capire come migliorarci sempre”.

“Il documentario – continua – è indubbiamente molto bello, ben fatto e strutturato dall’inizio alla fine. Mi ha fatto tornare indietro nel tempo. Tante cose, con il passare degli anni, te le scordi. Rivederle è stato un flashback che mi ha davvero entusiasmato. Traspare bene il campione che era, includendo i suoi lati emozionali, autocritici e alla costante ricerca della perfezione. Adesso si fanno vari paragoni con Hamilton, Verstappen, ecc, ma a quei tempi c’era Schumacher. Poi tutto il resto. Non si ha bene la percezione di ciò che era e ha fatto Schumacher. È stato un trascinatore vero e proprio. Ha letteralmente spinto, nel ‘96, ‘97 e ‘98, la squadra verso la vittoria”.

“Cosa mi ha commosso? Tutto. Sono veramente tornato indietro nel tempo. Vedermi insieme a lui a maggior ragione. Rivivere la vittoria del 2000 a Suzuka mi ha fatto venire i brividi. Quelli erano momenti emozionanti, frutto di sacrifici immensi”.

“Sono abbastanza emotivo. Lo dico con sincerità: quando durante i test centravamo obiettivi che rendevano la vettura più veloce, io dovevo allontanarmi perché non resistivo alle sue emozioni, lacrimavo come un bambino, e credo che se ne accorgesse. Il tutto finiva con un abbraccio ed un ringraziamento vivo e vero. Erano iniezioni di energia che mi rendevano orgoglioso e sempre più motivato a spingere per vincere. Il ricordo più grande che porto di lui è l’emozione che sapeva regalarmi”. 

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