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Economia
01.07.2019 - 17:230

La SECO: "Il divario fra i salari dei ticinesi e quello dei frontalieri è alto. E l'effetto abbassamento degli stipendi non c'è"

L’immigrazione continua ad adeguarsi alle esigenze dell’economia e contribuisce a rallentare l’invecchiamento della popolazione, dice il rapporto. Il caso del Ticino è particolare

BERNA - Con un totale di 31 200 persone, nel 2018 il saldo migratorio dei cittadini dell’UE/AELS in Svizzera è rimasto stabile rispetto all’anno precedente. A ciò si aggiunge una crescita dell’impiego e un lieve calo della disoccupazione. Inoltre, il potenziale di manodopera nazionale viene sfruttato sempre meglio. L’immigrazione continua ad adeguarsi alle esigenze dell’economia e contribuisce a rallentare l’invecchiamento della popolazione. 

Nel 2018 si è confermato il ruolo fondamentale che l’immigrazione legata alla libera circolazione delle persone ha svolto per l’economia in questi ultimi anni. A seguito di una moderata domanda di manodopera in Svizzera e di un ulteriore miglioramento della situazione sul mercato del lavoro nella zona UE/AELS, nel 2018 il saldo migratorio dei cittadini UE/AELS è rimasto relativamente basso. Anche nei primi mesi del 2019 non si è registrato un forte aumento dell’immigrazione netta in Svizzera. 

La partecipazione sul mercato del lavoro resta alta

L’immigrazione di manodopera dall’UE/AELS in Svizzera segue fortemente le esigenze dell’economia, come sottolinea l’elevato livello di partecipazione di queste persone al mercato del lavoro. Il tasso d’occupazione dei cittadini dell’UE era dell’87,3 % nel 2018, contro l’84,2 % della media svizzera e l’84,6 % per i cittadini svizzeri. L’immigrazione nel quadro dell’ALC ha quindi contribuito in maniera significativa a far incrementare la partecipazione degli stranieri alla vita attiva in Svizzera. 

Il potenziale di manodopera nazionale viene sfruttato sempre meglio.

Il tasso di disoccupazione dei cittadini UE/AELS è superiore alla media nazionale. In parte ciò si spiega con il fatto che parecchi immigrati rientrano in alcuni dei settori relativamente più colpiti dalla disoccupazione. Inoltre, in virtù della loro attività presso aziende soggette a forti oscillazioni stagionali, i cittadini dell’UE/AELS hanno anche contribuito alla flessibilità del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione delle persone provenienti da Paesi terzi resta nettamente più elevato della media, mentre quello dei cittadini svizzeri si è mantenuto a un livello basso negli ultimi anni. 

Per il momento l’andamento del tasso d’impiego e delle percentuali di disoccupazione non lascia intravedere alcun effetto di esclusione dal mercato del lavoro. L’immigrazione in Svizzera è caratterizzata anche da una popolazione attiva piuttosto giovane, il che contribuisce a rallentare l’invecchiamento della manodopera.

L’aumento dell’immigrazione ha influenzato poco l’evoluzione dei salari della popolazione residente

Tra il 2010 e il 2018 il livello salariale delle persone entrate in Svizzera per effetto della libera circolazione delle persone è risultato in media inferiore dello 0,4 % a quello delle persone che occupavano posti analoghi prima dell’entrata in vigore dell’ALC.

Per zona di provenienza, a cavarsela meglio sono i cittadini del Nord Europa e dell’Europa occidentale che, con pari caratteristiche, ricevono in media un salario superiore del 2 % a quello delle persone residenti permanenti. I lavoratori provenienti dall’Europa del Sud (-4,3 %) e dall’Europa dell’est (-5,9 %) ottengono in media retribuzioni leggermente inferiori. 

La differenza di salario tra i dimoranti temporanei e i residenti permanenti è dovuta a fattori quali la formazione, l’età, la professione esercitata, il settore d’attività, l’esperienza o la regione. 

Per i frontalieri, la metà dello scarto salariale del 9,2 % rispetto ai residenti permanenti può essere spiegata anche da caratteristiche legate alla persona, alla funzione ricoperta o all’azienda stessa. Il Ticino è il cantone in cui si registra la maggiore differenza, dell'8%, tra il salario di un residente e quello di un frontaliere: questi ultimi aumentano, ma secondo la SECO la crescita non ha influenzato i salari dei ticinesi.

A livello generale la crescita dei salari in Svizzera resta comunque equilibrata. Tra il 2002 e il 2016 il tasso medio di crescita dei salari per i residenti permanenti è stato dell’1,1 % contro l’1,2 % sul totale della popolazione attiva. Tra il 2002 e il 2016 la quota delle persone con salari bassi è rimasta praticamente invariata.

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