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16.01.2020 - 11:350

"Non è un nostro collaboratore e le sue affermazioni non sono riconducibili a noi"

La RSI prende posizione sulle pesanti parole di un suo sedicente collaboratore sugli italiani. "Ha partecipato in veste di consulente e divulgatore scientifico a un certo numero di trasmissioni, cancelli dai suoi profili le informazioni errate"

COMANO – La RSI di distanzia dalle pesanti frasi scritte sul social Quora da una persona che si spacciava come suo collaboratore. 

"Per alcuni svizzeri gli italiani di Sondrio, Como e Varese sono certamente dei sudici terroni extraconfederati (OK, ho appena inventato il termine per assonanza con "extracomunitari") che vengono in Svizzera per rubare il lavoro e le donne. Sono tutti mafiosi e bisognerebbe costruire un muro per separare il Canton Ticino dall'Italia. Il partito politico di costoro? Ovviamente: la Lega. No, non quella di Salvini. La Lega dei Ticinesi", scriveva l’uomo rispondendo alla domanda se gli italiani in Svizzera fossero visti come i migranti in Italia.

“Precisiamo che l’autore delle affermazioni citate non è mai stato e non è un dipendente della nostra Azienda, bensì un collaboratore esterno che ha partecipato, in veste di consulente e divulgatore scientifico, a un certo numero di trasmissioni”, fa sapere la RSI. “Le sue collaborazioni sono sempre state puntuali e sporadiche: la qualifica che egli si attribuisce nei suoi profili online - “collaboratore di Rete Uno dal 1999” - non corrisponde pertanto al vero”, prosegue, intimando di cancellare “ questa inesattezza dai suoi profili web e social”.

Infine, “le sue affermazioni, che la RSI deplora e da cui si distanzia, non sono riconducibili in alcun modo a RSI, a Rete Uno né ad alcuna/o delle sue collaboratrici/suoi collaboratori”.

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