Nella foto: il professor Franco Cavalli, promotore del congresso
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19.06.2017 - 10:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Congresso sui linfomi a Lugano, il più importante evento mondiale per gli scienziati che lottano contro questi tumori. E anche dallo IOSI è giunto un valido contributo scientifico

Il professor Emanuele Zucca traccia un bilancio della 14esima conferenza internazionale chiusasi sabato e che ha portato a Lugano 3'500 tra medici e ricercatori

di Emanuele Zucca *

Questo congresso, che dal 1981, a scadenza dapprima triennale e successivamente biennale si tiene a Lugano, è diventato negli anni l’evento scientifico più importante per la comunità degli scienziati (oncologi, ematologi, patologi, radioterapisti e biologi) che si occupano  di questo tipo di tumori. Quest’anno oltre 3500 partecipanti sono giunti da tutti i continenti. Tra i temi discussi, il ruolo sempre più promettente delle terapie immunologiche e i progressi nella conoscenza dei meccanismi genetici implicati nella crescita tumorale che potrebbero rappresentare un bersaglio per terapie specifiche e personalizzate.

Una nuova classe di farmaci, i cosiddetti inibitori di PD-1 (“programmed death-1”, un recettore presente su alcune cellule del sistema immunitario che viene paradossalmente usato dalle cellule di alcuni tumori per sfuggire al controllo del sistema immunitario stesso ), ha una provata attività nei pazienti con linfoma di Hodgkin resistente o recidivato e, come dimostrato da alcuni lavori presentati a 14-ICML, si sta dimostrando efficace anche in diversi tipi di linfoma non-Hodgkin, tra cui il linfoma primitivo del mediastino. Quest’ultimo è un tumore raro che colpisce soprattutto le donne giovani ed è solitamente guaribile. Purtroppo, nei casi resistenti al trattamento tradizionale con chemioterapia e radioterapia, questa malattia ha spesso un decorso rapidamente fatale.

I risultati di uno studio presentato a Lugano dal dottor Luca Ceriani, dell’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOSI), hanno mostrato che, analizzando con software innovativi le immagini ottenute con la PET-TAC usata per la valutazione iniziale di questi particolari linfomi, si potranno individuare già al momento della diagnosi i pazienti in cui il trattamento convenzionale potrebbe essere insufficiente e a cui eventualmente somministrare precocemente una immunoterapia basata sugli inibitori di PD-1.
La possibilità di migliorare le capacità prognostiche della PET-TAC combinando questo esame con biopsie liquide (così chiamate perché richiedono solo un prelievo di sangue) che individuano la presenza di geni tumorali nel plasma è stata suggerita da un altro studio condotto allo IOSI dei pazienti con linfoma di Hodgkin e presentato dal Dr. Davide Rossi a Lugano.

Una nuova sofisticata modalità di immunoterapia, per ora sperimentata soprattutto su pazienti con malattia particolarmente grave, è stata anche al centro dell’attenzione degli esperti convenuti a Lugano. Questa innovativa strategia è basata sull’uso di un particolare tipo di linfociti T, le cellule “Car-T” (in inglese”Chimeric antigen receptor T cell”). Si tratta di un approccio molto complesso che consiste nell'isolare le cellule tumorali del paziente e i suoi linfociti T nei quali viene inserito uno specifico recettore (Car) che rende i linfociti T del paziente nuovamente reattivi contro il linfoma. Si tratta di una tecnologia molto efficace che ha dato risultati estremamente incoraggianti contro diverse forme di leucemia e linfomi aggressivi e indolenti, in adulti e bambini, ma la sua applicazione è ancora sperimentale e limitata a pochi centri per il rischio di effetti collaterali anche molto gravi che richiedono di essere riconosciuti e trattati tempestivamente. Diversi studi clinici sono ora in corso e altri in programma per valutare meglio il ruolo della terapia Car-T. I primi risultati potrebbero essere disponibili per la prossima conferenza di Lugano (15-ICML) nel giugno 2019.

* professore IOSI/ Oncology Institute of Southern Switzerland

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