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20.10.2015 - 08:320
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Frontalieri e lavoro, non è come credi

Uno studio dell'Ire sfaterebbe due certezze di molti riguardo l'impiego di manodopera straniera: non c'è sostituzione fra i ticinesi ed essi, e la questione economica non è la principale

BELLINZONA - Gran Consiglio e Segreteria di Stato dell’economia (Seco) hanno commissionato all’Istituto di ricerche economiche (Ire) dell’USI uno studio relativo all'impiego di frontalieri in Ticino, per capire gli effetti della libera circolazione e perché vengano scelti sempre più stranieri a fronte degli svizzeri. Ebbene, il documento rischia di far discutere, perché di fatto afferma che il maggior impiego dei frontalieri non è la causa della disoccupazione in Ticino e che si assumono i frontalieri non per questioni economiche. Si parte dal presupposto che dal 2002 con la libera circolazione l'importanza della manodopera straniera sia aumentata. L'afflusso di stranieri ha permesso una sana crescita economica, secondo l'Ire. E la disoccupazione? è salita di pari passo con quella di tutta la Svizzera, ma non è possibile attribuire un nesso certo fra il grande impiego di frontalieri e questo dato. «Secondo le nostre stime, non si riscontra alcuna prova che l’impiego di lavoratori frontalieri abbia aumentato il rischio di disoccupazione dei lavoratori nativi – né in Svizzera, né in Ticino. Lo stesso vale per l’impiego degli stranieri domiciliati». È stato poi condotto un sondaggio con 328 aziende sul territorio, per capire come mai scelgano i frontalieri. E da quanto risulta, l'aspetto economico è secondario. «L’analisi delle risposte mostra che il reclutamento per lo più "casuale" di lavoratori stranieri da parte delle aziende ticinesi è dovuto al fatto che il candidato straniero ha semplicemente mostrato il profilo più adatto per il posto da ricoprire». Inoltre, «il 75 per cento delle aziende intervistate ha dichiarato per il Ticino che l’assunzione di lavoratori stranieri segue di solito una candidatura spontanea da parte del candidato». Il problema, quindi, non è la sostituzione di ticinesi con frontalieri, bensì, secondo l'Ire, la difficoltà soprattutto per i giovani senza esperienza di entrare nel mondo del lavoro.
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