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Cronaca
08.05.2016 - 10:430
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Reiner Eichenberger, l'economista che ispira Quadri e fa arrabbiare i frontalieri

La proposta del leghista di tassare i frontalieri non è nuova: aveva proposto qualcosa di simile il professore dell'università di Friburgo. Chi è e cosa dice?

BELLINZONA - La proposta di Lorenzo Quadri di introdurre una tassa sui frontalieri (perché usufruiscono, per esempio, delle strade ticinesi e creano rifiuti) non è piaciuta ai lavoratori italiani, che sul web hanno attaccato il consigliere nazionale leghista. «Allora gli Italiani dovrebbero far pagare la tassa d'entrata ai ticinesi che fanno la spesa in Italia», scrive qualcuno, fino a commenti più pesanti, come la proposta (ironica) di occupare militarmente il Ticino e «alcuni ticinesi proprio non capiscono che gran parte del loro benessere deriva dalle attività che mandano avanti i frontalieri?! Finita l'epoca d'oro delle banche, anche quella grazie ai soldi degli stranieri (spesso senza sindacare troppo sulla legalità della loro provenienza), come credono di campare senza industrie? Con l'Emmenthal e i furmagitt? Ma basta dai!». Ma la proposta non è originale: l'aveva lanciata un paio di anni fa un professore friburghese di economia: Reiner Eichenberger. A suo avviso, tutti gli studi fatti redarre dalla Confederazione, venivano tenuti in considerazione solo i benefici della libera circolazione. Ciò nonostante, il popolo aveva votato per limitare l'immigrazione il 9 febbraio: introdurre quote, secondo lui, porterebbe a un'immigrazione accelerata, per cui le soglie sarebbero raggiunte subito. Il problema? Mancano specialisti locali, soprattutto nelle regioni periferiche. Oltretutto, gran parte del valore prodotto dai lavoratori non ticinesi va verso l'UE, che è dunque contraria ai contingenti. Eichenberger sostiene che, se in Svizzera vengono molti stranieri a lavorare, questo è anche dovuto ai migliori servizi pubblici e a un regime fiscale vantaggioso: avendo poco deficit, il nostro paese ha costruito infrastrutture, sviluppato imprese pubbliche e nel settore immobiliare. Dei vantaggi usufruiscono anche i lavoratori stranieri, che quindi dovrebbero pagare i benefici con una tassa. Essa, secondo il professore, non creerebbe discriminazioni né problemi con l'UE. E chi dovrebbe sborsare la tassa, di circa 2000 franchi annu? I lavoratori stessi, ma anche le aziende che li assumono (per esempio, spiega, a Basilea nell'industria farmaceutica sono la maggioranza). Con questo sistema, l'immigrazione si ridurrebbe e invece chi è disposto a pagare potrebbe venire senza problemi a lavorare in Svizzera. L'idea non era dispiaciuta a Cristoph Blocher, che nell'ottobre del 2014, pur ritenendo i contingenti la soluzione migliore, aveva detto che la proposta era da prendere in considerazione e eventualmente sviluppare. Eichenberger ha parlato della sua tassa anche qualche tempo fa a un simposio della Camera di commercio basilese. Sono arrivate le bocciature della Direzione degli affari europei (DAE) e di EconomieSuisse, ma Lorenzo Quadri ha preso spunto per la sua proposta, quella che non è piaciuta ai frontalieri. Reiner Eichenberg non è nuovo a proposte del genere, basti ricordare che aveva a suo tempo lanciato un'idea analoga per quanto concerne i migranti e le prestazioni sociali: possono usufruirne solo se hanno pagato il corrispettivo in contributi, come gli svizzeri. In un altro suo intervento, si disse contrario all'obbligatorietà del servizio militare e una volta sostenne che la miglior integrazione è il lavoro. 55enne, si è laureato in Economia a Zurigo, di cui è originario, e ha sempre insegnato nella sua città presso l'università, prima della nomina quale docente di Teoria della finanza e di politica economica presso l'Università di Friburgo. È co-editore della rivista Economia Internazionale Kyklos e membro della Commissione federale delle comunicazioni (ComCom). Il suo essere attivo nella discussione politica ne ha fatto uno degli economisti più influenti in Svizzera: nei primi cinque secondo Bilanz nel 2010, secondo per la Neue Zürcher Zeitung nel 2014.
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