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30.01.2017 - 17:450
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Il mondo contro Trump, Quadri contro Burkhalter. Il muslim ban mobilita persino... Rihanna, Starbucks e Google

ONU, UE, Germania e Svizzera criticano la scelta anti immigrazione del presidente. Per gli jihadisti è la prova di un odio esistente, un giudice federale è il simbolo degli anti-Trump, il leghista invece...

WASHINGTON - Donald Trump fa davvero sul serio: è presidente da pochi giorni fa, gli va dato atto, sta realizzando velocemente quanto aveva promesso in campagna elettorale. La misura che sta facendo discutere il mondo intero riguarda lo stop degli arrivi di rifugiati da paesi a maggioranza religiosa. Il Tycoon in particolare ha puntato il dito su sette stati, Siria, Iraq, Sudan, Libia, Somalia, Yemen e Iran: per 90 giorni, nessuno proveniente da questi paesi potrà ottenere un visto di entrata negli Stati Uniti. La battaglia legale è già scattata, dato che un giudice federale di New York, Ann M. Donnelly, 57 anni, ha ordinato il blocco di questa misura, in particolare ha ascoltato la richiesta di fermare le espulsioni di alcuni cittadini stranieri detenuti, sostenendo che le persone arrestate, fermate e rispedite a casa o bloccate alla partenza erano già state controllate e autorizzate a un visto di soggiorno. La Casa Bianca ha comunque precisato che chi è in possesso di una green card, ovvero l'autorizzazione a risedere nel Paese per un tempo illimitato, ma la giudice Donnelly è divenuta la paladina degli anti Trump. Per il presidente, però, è una misura necessaria: «Il nostro Paese ha bisogno di confini forti e controlli estremi, adesso. Guardate cosa sta succedendo in tutta Europa e nel mondo, un caos orribile!», ha twittato. I commenti, in ogni caso, stanno giungendo da tutto il mondo, oltre che dagli USA: il 51% degli americani è contrario. Poi, gli jihadisti, per esempio, esultano: secondo loro, è la dimostrazione che gli Stati Uniti sono in guerra contro l'Islam. Trump, si sa, non piace alle star, e Rihanna è stata l'ultima in ordine di tempo a scagliarsi contro di lui, definendolo «un maiale immorale». L'ONU è convinta che il bando sia meschino, e che «la discriminazione basata sulla nazionalità contraria ai diritti umani». Sulla stessa scia l'UE, che ha sottolineato di non «non discriminare le persone sulla base della «nazionalità, della razza o della religione». La Russia ha affermato che «non è affar nostro», mentre la Cancelliera tedesca Angela Merkel disapprova. E in Svizzera? «Ci siamo sempre opposti alla discriminazione degli esseri umani per la loro religione o provenienza», ha dichiarato il consigliere federale Didier Burkhalter. Per lui, Trump sta andando decisamente nella direzione sbagliata, e per esempio bloccando gli arrivi dalla Siria si viola la Convenzione di Ginevra. «Ci riserviamo tutte le misure volte a difendere i diritti dei cittadini coinvolti», spiega il capo del Dipartimento degli esteri, pensando in particolare a chi ha la doppia nazionalità. Dando un'occhiata ai numeri, in Svizzera risiedono al momento (dati di fine 2015) 10'643 siriani, 7'092 iracheni, 6'907 somali, 4'593 iraniani, 843 libici, 690 sudanesi e 563 yemeniti. Fra i ticinesi, non si notano grandi reazioni. Il Consigliere Nazionale Lorenzo Quadri, evidentemente d'accordo con Trump, se la prende via Facebook con Burkhalter: «l' intervento a vanvera (qualcuno gli ha chiesto qualcosa?) di questo signore PLR costituisce l'ennesima cappellata politica. Una volta si diceva che buona regola della diplomazia elvetica era parlare il meno possibile. Costui invece sbrocca a casaccio. E fa danni. Il nuovo presidente USA è insediato da una settimana ed il radikalchic Burkhaltèèèèr si affretta a schierare la Svizzera nei ranghi dei suoi oppositori (assieme alle carampane dello "star system" che, in nome della dignità della donna, pomettevano sesso orale a chi votava contro Trump). Ma naturalmente bisogna adeguarsi agli ordini di scuderia degli eurobalivi in disfacimento», ha postato. Anzi, «scappato a suo tempo dal Dipartimento degli Interni perché era troppo difficile da gestire per rifugiarsi al più ricreativo Dipartimento degli Esteri (viaggi per il mondo, strette di mano, aperitivi, cene di gala, e dire sempre di sì agli eurofunzionarietti) - è proprio l'ultima persona nella condizione di sparare sentenze su direzioni "giuste" o "sbagliate"». Dunque, mentre per esempio il giornalista Vittorio Feltri va contro tutti e appoggia la decisione di Trump, e Starbucks preannuncia la volontà di assumere 10mila rifugiati e Google istituisce un fondo di 4 milioni in loro aiuto, il Ticino politico tace.
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