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Cronaca
17.12.2019 - 15:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Il piano anti-frontalierato: "Diamo paghe più alte per aiutare le piccole e medie imprese italiane di frontiera"

I numerosi italiani che vengono a lavorare in Ticino sono un problema anche per le aziende di oltre confine, che non trovano personale. "Per noi deve restare in vigore l'accordo del 1974, quello del 2005 va rivisto in toto"

LAVENA PONTE TRESA – Più soldi ai lavoratori, in modo che non scelgano di fare i frontalieri. In sostanza è un tema che ha fatto parte di quelli discussi dal viceministro dell’Interno italiano Matteo Mauri, che nei giorni scorsi ha visitato alcuni comuni di frontiera (Besnate, Lavena Ponte Tresa e Cantello, dove ha incontrato sindaci, amministratori locali e rappresentanti delle forze dell’ordine).

A Varesenews ha parlato il sindaco Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa. “Ho fatto presente come dal basso, grazie al lavoro di Confartigianato Varese e di molte imprese locali, è stato proposto al parlamento un disegno di legge, detto “Area di confine”, per fare in modo che i lavoratori italiani possano avere una busta paga più pesante che gli possa permette di scegliere di restare in Italia e aiutare così le piccole e medie imprese nel trovare maestranze e professionalità”. Un piano anti-frontalierato, insomma. 

Per quanto concerne i rapporti con la Svizzera, “ho spiegato come dal nostro punto di vista sia importante salvaguardare l’accordo del 1974 che prelude al federalismo fiscale e che ha dato serenità e solidità economica e sociale ai territori di frontiera. Al contrario, va rivisto radicalmente l’accordo del 2015”.

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