Nel nuovo volume di Armando Dadò Editore, le fotografie dialogano con versi multilingui rivelando la memoria nascosta di luoghi segnati dal tempo in Leventina, Blenio e Riviera

Uno sguardo personalissimo sulla Leventina, sulla Valle di Blenio e sulla Riviera, come non le abbiamo davvero mai viste. È ciò che offre il nuovo volume di Armando Dadò Editore, “Tre Valli. Paesaggi minimi” di Aldo Balmelli e Paolo Buletti, dove le fotografie dialogano con testi poetici in italiano, in dialetto e – qua e là – anche in francese. Un omaggio originale al paesaggio alpino e al legame profondo fra territorio e identità, che restituisce la bellezza essenziale di luoghi silenziosi, segnati dal tempo e dalla memoria.
Dopo essersi dedicato alla Vallemaggia, Balmelli accompagna il lettore in un viaggio visivo e poetico attraverso Leventina, Blenio e Riviera, svelando angoli di mondo che credevamo di conoscere. Immagini e parole restituiscono "la bellezza essenziale di luoghi silenziosi, segnati dal tempo e dalla memoria". A dialogare con lui è Paolo Buletti, che raccoglie dalle fotografie parole e suoni e li intreccia nella trama dei versi: i suoi testi, scritti nelle tre lingue, aggiungono al paesaggio una voce, un respiro, un accento affettivo.
Nell’introduzione, Andrea a Marca, per il Centro di dialettologia e di etnografia, scrive che il libro nasce "sotto il segno di un ossimoro fecondo, che vuole ricondurre la veduta alla frazione ultima di sé stessa". Balmelli e Buletti ci guidano in un "minuzioso viaggio attraverso i villaggi delle tre valli ambrosiane" giocando con queste frazioni, con queste tessere. "L’uno con abbinamenti e prospettive talvolta sorprendenti, che possono mettere in risalto aspetti nascosti, evocare altri luoghi o riportare alla memoria esperienze dimenticate. L’altro raccogliendo dalle fotografie parole e suoni, che collega fra loro nella trama dei versi con mano ferma di ricamatrice".
Così, con richiami avanti e indietro, "si passa da un balcone a una ringhiera, da una persiana a una lamiera". Questa ricerca – dopo un’anticipazione alla Bibliomedia di Biasca nel 2024 – confluisce ora nel volume e in una mostra alla Biblioteca cantonale di Bellinzona a fine 2025. Svolta con gli strumenti dell’obiettivo e della parola, "fa emergere i numeri primi di un ambiente che ci è familiare ma che allo stesso tempo scopriamo di non conoscere fino in fondo".
Immagini e parole diventano "mattoni" con cui ciascuno, nella propria vita, ha costruito una identità personale e, insieme, quell’identità collettiva entro cui ci riconosciamo. Sono frammenti "piccoli, minimi", spesso invisibili finché qualcuno ce li addita – o finché non li perdiamo. Per questo, osserva a Marca, è prezioso chi, "con la prospettiva dell’artista, dell’etnografo o dell’appassionato, cerca di coltivarli e di rinnovarli ai nostri occhi e alle nostre orecchie". E cita Capossela: "Uno si separa, insensibilmente, dalle piccole cose… e le semplici cose se le divora il tempo". Balmelli e Buletti "fanno la loro parte", aiutandoci a contrastare quell’"insensibilmente" e a sviluppare consapevolezza del valore di un paesaggio condiviso, in tutte le sue componenti, anche le più minime.
Nella prefazione, Marco Mona porta la sua esperienza di uomo che "da anni fa su e giù per le Tre Valli" e che pure, davanti alle immagini di Balmelli, si accorge di non aver visto tutto. "L’occhio può essere un alleato lunatico", scrive: vede ciò che si muove, ma trascura ciò che è fermo, tanto più se è piccolo. Per le bellezze particolari "ci vuole l’occhio di Aldo Balmelli – vede cose che a noi restano nascoste".
Mona racconta la scena dei "sette nanetti" ripresi a poca distanza da casa sua, mai notati in oltre ottant’anni, e l’altare laterale di finto marmo nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Quinto, con i suoi colori vivi sullo sfondo nero, l’allodola, i gelsomini, i narcisi che "vengono a consolare la tristissima madonna di Rossura". Cita il nome dello scultore, "Acquistapace", tagliato con la motosega a introdurre un inatteso segno di pace; la scritta misteriosa sul muro a Deggio, datata 1799, anno del passaggio devastante delle armate di Lecourbe e Suvorov; le tracce di ruggine e di passato vissuto, la vivacità dei colori, le casette trasparenti che proteggono santi e segreti.
Il binomio continuo di due immagini che si parlano, "abbinate con cura", invita spesso il poeta a farne un trio: la fotografia, la fotografia accostata, la poesia. E allora ecco la Signora del bar con la scritta rossa "Risto…", che Buletti evoca con "lo sguardo che assomigliava a una canzone". E ancora l’aratro che ormai "ara l’aria", la vite che ha tentato "il passo più lungo della gamba", il numero civico di Biasca assicurato da un drago alato, i cani di Moleno, Cresciano e Scubiago che il poeta implora: "…state ancora lì, vi prego, a ricordarci la delicatezza dell’ascolto".
C’è l’incontro immaginario con il fotografo Roberto Donetta a Casserio, i due bimbi dalla faccia scura avvertiti dal poeta: "attenti, c’è il ragno sul muro che vi potrebbe pigliare". Chiaroscuri, giochi d’ombra fra Lavorgo e Catto, paesaggi minimi che diventano racconti. Mona richiama il "Diario minimo" di Umberto Eco: anche qui, scrive, abbiamo "cenni di vita minuti, a volte si muovono a stento o sono fermi, alcuni tristi, a volte vivaci e spensierati, ma sempre piccoli: paesaggi minimi, appunto".
Nelle valli, aggiunge, "non siamo viziati di particolari attenzioni": lo sguardo pubblico si concentra sulle città, mentre chi sta su per le valli rischia di essere considerato "figlio di una dea minore". Tantopiù, allora, è preziosa "questa bella testimonianza" che portano Balmelli e Buletti. "Grazie; e siamo d’accordo: 'vietato calpestare i sogni'".
A fare da sfondo a questo viaggio ci sono le biografie dei due autori. Aldo Balmelli, maestro di scuola elementare a Vezia per oltre quarant’anni, è fotografo autodidatta: da tempo concentra l’attenzione sui segni lasciati dall’uomo sui muri e sulle strade del mondo. Ha all’attivo una quarantina di esposizioni e tre opere dedicate ai graffiti. Paolo Buletti ha lavorato per quarant’anni come logopedista nei servizi del Cantone Ticino con bambini e ragazzi dai tre agli undici anni; ha animato atelier di teatro per adolescenti e corsi per docenti, ed è membro del gruppo "Storie controvento", festival di letteratura per ragazzi a Bellinzona.
Con “Tre Valli. Paesaggi minimi” Armando Dadò Editore aggiunge al proprio catalogo un libro che è al tempo stesso percorso fotografico, esercizio poetico e gesto politico nel senso più alto: restituire centralità alle periferie, dare voce ai frammenti, ricordarci che il paesaggio condiviso è fatto anche – e soprattutto – di dettagli che rischiamo di perdere. Un invito a rallentare, a guardare meglio, a riconoscere nei muri, nelle ringhiere, nelle scritte sbiadite, nei balconi e nelle persiane di Leventina, Blenio e Riviera il nostro riflesso.
Scheda volume
Aldo Balmelli, Paolo Buletti, “Tre Valli. Paesaggi minimi”
Prefazione di Marco Mona
208 pagine con fotografie a colori, 21.5 x 27 cm, brossura
Fr. 30.– / € 25.–
ISBN 978-88-8281-702-2
Armando Dadò Editore