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Cronaca
09.02.2016 - 08:410
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

9 febbraio, countdown da brividi. «Due anni per cercare scappatoie, non soluzioni»

Nell'anniversario dello storico voto, Lorenzo Quadri auspica che «decida la politica. Se applicare la volontà popolare vuol dire disdire gli accordi bilaterali, scelgo questa via»

LUGANO - Due anni esatti fa, la Svizzera diceva sì alla possibilità di limitare autonomamente la propria immigrazione e di introdurre contingenti. Una vittoria storica per l'UDC, conquistata con l'appoggio decisivo del Ticino, che ha aperto nuovi scenari anche sul piano europeo. Ne abbiamo discusso con un deciso sostenitore, il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri.Per l'applicazione del 9 febbraio il tempo stringe (rimane solo un anno): cosa succederà? «Mi sembra abbastanza improbabile che riescano a trovare una soluzione adeguata e a svolgere anche l'iter parlamentare nel tempo indicato, quindi dovranno fare in modo, immagino, di trovare una proroga. Il problema maggiore è che questi due anni non sono trascorsi in modo molto fruttuoso: l'impressione mia e di altri promotori dell'iniziativa è che questi mesi siano stati impiegati alla ricerca di scappatoie per non applicare il voto popolare piuttosto che di soluzioni».La volontà popolare finirà in un nulla di fatto?«È la volontà di molti che succeda, quanto meno che essa possa venire dribblata tramite soluzioni e clausole di salvaguardia che non scatterebbero o qualcosa del genere. I promotori devono evitarlo, perché è un tema di importanza capitale ma anche perché se si comincia a non rispettare la volontà popolare una volta si aprono le porte per casi ripetuti e analoghi».Il Tribunale federale con la sua sentenza ha chiaramente detto gli accordi internazionali (i bilaterali) prevalgono sul diritto interno (articolo costituzionale sull’immigrazione di massa). Quindi in teoria un’applicazione unilaterale (senza un accordo con l’UE), oppure senza disdire i bilaterali (mediante una votazione popolare), non è possibile?«Penso che casi di questo genere non debbano essere decisi dai tribunali bensì dalla politica. Sappiamo benissimo che l'UE quando vuole è in grado di trovare soluzioni, anche se traballanti dal punto di vista legale. Per esempio, il fatto di sospendere Schengen per due anni mantenendolo però in vigore legalmente non sta né in cielo né in terra, ma c'è la volontà politica e lo si fa. Ci sono quindi vari Stati membri che avanzano temi riguardanti la limitazione della libera circolazione analoghi a quelli della Svizzera e una soluzione deve essere trovata in ambito politico e non in quello dei tribunali».Aveva ragione Bertoli nel suo famigerato discorso del Primo agosto?«Non sono d'accordo. I problemi politici vanno risolti dai rappresentanti politici e non dai tribunali che si limitano ad applicare le leggi. Se gli accordi bilaterali prevalgano sul diritto interno è oggetto di diatribe volte a scoprire chi debba avere la precedenza in caso di conflitto di competenza. Ideale sarebbe trovare una soluzione che vada bene anche all'UE. Applicare il 9 febbraio unilateralmente vorrebbe dire probabilmente disdire l'accordo di libera circolazione delle persone. Da parte mia, l'ho detto sin dall'inizio, tra la situazione attuale, ovvero libera circolazione senza limiti, e quella possibile futura di un limite alla libera circolazione senza i bilaterali, sceglierei la seconda opzione. Se prevalesse la linea dura da parte dell'UE, cioè o libera circolazione totale o nulla, anche se mi pare poco probabile in considerazione della situazione attuale, opterei per la decadenza dei bilaterali».Senza accordo con l’UE per il 9 febbraio salta anche il nuovo accordo con l’Italia sui frontalieri. Cosa fare?«Questo è il minore dei mali. Che questo accordo sia vantaggioso per il Ticino e la Svizzera è ancora tutto da dimostrare, oltretutto è contestato da parte italiana e non è detto che venga ratificato a causa della questione fiscale dei frontalieri, che è un tema elettorale per loro di un certo rilievo, dato che i frontalieri votano. Se dovesse decadere l'accordo non mi straccerei certo le vesti dato che non porta un miglioramento rispetto alla situazione attuale».
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