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Cronaca
23.01.2017 - 17:200
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

«La Riforma III è la chiave per il benessere della Svizzera. Socialisti, e il piano B?»

Regazzi, Pantani, Ferrara e Chiesa hanno parlato in rappresentanza del Comitato interpartitico a favore del sì. «Col no, gli statuti speciali sarebbero aboliti lo stesso. E si metterebbero a rischio 150mila impieghi...»

BELLINZONA - Sinora, avevano parlato i contrari. Oggi a Bellinzona, invece, hanno preso la parola coloro che sono favorevoli alla Riforma III delle imprese: il Comitato interpartitico per il sì è ampio, formato da rappresentanti del PLR, della Lega, del PPD, dell’UDC e dei Verdi liberali. A illustrare i motivi per cui ritengono che si debba votare sì sono stati il Consigliere Nazionale PPD e presidente di AITI Fabio Regazzi, la Consigliera Nazionale leghista Roberta Pantani, la deputata liberale in Gran Consiglio Natalia Ferrara e il Consigliere Nazionale dell'UDC Marco Chiesa. «La riforma fiscale mira a preservare l’attrattività e la competitività della piazza economica svizzera, garantendo posti di lavoro, entrate fiscali e investimenti nella ricerca e sviluppo. Grazie a questa riforma, il nostro Paese è pronto per affrontare un futuro brillante e ancora più prosperoso», sostiene il Comitato: 150'000 persone hanno un lavoro grazie alle 24'000 imprese attive a livello internazionale che beneficiano di uno statuto fiscale speciale e per far sì che la Svizzera rimanga competitiva, è necessario un sì, sostenuto peraltro da Confederazione, Parlamento, economia, e Cantoni, oltre che dall’Associazione dei Comuni svizzeri (ACS) Non solo sarà utile per mantenere i posti di lavoro, ma anche per crearne altri. «Una bocciatura della Riforma III delle imprese metterebbe a rischio oltre 150'000 impieghi e oltre 5 miliardi di entrate fiscali. A livello cantonale si parla di oltre 3'000 impieghi, 180 milioni di gettito fiscale e il 7,7% del PIL a rischio. La riforma fiscale stabilisce un’imposizione uniforme di tutte le imprese e abolisce i privilegi concessi attualmente ad alcuni gruppi di esse. Le PMI in particolare potranno approfittarne, grazie a tassi di imposizione minori rispetto ad oggi. Questa riforma rende la nostra economia più competitiva», si prosegue, sottolineando l'importanza di una piazza economica forte. E nel caso in cui vincesse il no? Non esiste, per il Comitato, un piano B. «I Socialisti hanno lanciato il referendum senza tuttavia offrire alcuna alternativa. Se dovessero mancare le entrate fiscali delle imprese internazionali, il PS sarebbe il primo a chiedere degli aumenti d’imposta, a meno che la Confederazione e i Cantoni prevedano nuovi programmi di risparmio. Programmi che colpirebbero duramente sia i privati che le PMI. In caso di bocciatura, gli statuti speciali dovranno comunque essere aboliti. Per questa ragione i Cantoni ci mettono in guardia: „Un rifiuto della Riforma III dell’imposizione delle imprese metterebbe in pericolo gli impieghi e creerebbe un buco ancora maggiore nelle casse di Cantoni e Comuni”». Dunque, l'invito è di votare sì a «un’opportunità preziosa per incentivare la capacità innovativa delle aziende presenti sul nostro territorio attraverso nuovi strumenti fiscali, quali l’imposizione parziale dei redditi da brevetti (patent box) e la maggiore deducibilità delle spese di ricerca e sviluppo. Attraverso la riforma fiscale, la capacità d’innovazione del nostro Paese sarà rafforzata», che è «la chiave per il benessere e il successo a lungo termine della Svizzera, una delle economie più innovative al mondo».
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