CRONACA
"L'anno scorso sono stati 50, ogni mese 90 persone chiamano per chiedere informazioni". Ecco chi sono gli italiani che vogliono morire in Svizzera
Quello della dolce morte può davvero diventare un business, dato che due persone cercano di praticarla a Chiasso? Gasperini non parla, in Italia intanto Coveri, presidente di Exit Italia, dà qualche numero
GIUBIASCO - Il caso di dj Fabo, il 40enne rimasto tetraplegico e cieco dopo un incidente nel 2014, morto tramite suicidio assistito in una clinica svizzera poco prima di mezzogiorno, sta monopolizzando il web. Un tema, quello della dolce morte, che in Ticino è tornato d'attualità quando sono state segnalate due diverse strutture, a Chiasso, un appartamento in centro e un'ex lavanderia, dove sarebbero già stati praticati casi di suicidio assistito. Per molti, le due donne anime della Liberty Life, sfrattata da Melano (ovvero Mariangela Gasperini e Isabelle Scherrer), avrebbero scelto, separatamente, di stabilirsi a Chiasso per "sfruttare2 il mercato italiano (Exit, che si trova a Giubiasco, non accetta pazienti esteri, stando al suo codice etico). Ma esiste davvero un numero importante di italiani che vengono a cercare la morte in Svizzera?Stando a Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, intervistato dal portale italiano Adnkronos, sarebbero in crescita. Nel 2016, sarebbero stati 50 gli italiani venuti a morire, e "sono 90 al mese i cittadini italiani che chiamano l'associazione Exit Italia per chiedere di avere informazioni su come ottenere il suicidio assistito in Svizzera"."A giudicare dalla crescita vertiginosa delle chiamate che riceviamo è davvero urgente una legge anche in Italia, un Paese che obbliga ancora oggi a morire in esilio. Ma non credo che verrà fuori una buona legge e chi potrà permettersi di pagare continuerà ad andare in Svizzera per morire dignitosamente", sottolinea, mettendo in evidenza un tema che il caso di dj Fabo ha riportato alla ribalta.Ma chi sono i cittadini italiani che chiedono di morire in Svizzera? "Il numero di coloro che chiedono il nostro aiuto è in aumento e si tratta nel 20-30% dei casi di malati psichici: situazioni che nemmeno la Svizzera riesce ad affrontare bene, perché è davvero difficile capire malattie di questo tipo", spiega Coveri. Gli sono capitati anche due casi di minorenni, in cui sono stati i genitori a chiamarlo. "Per loro la dolce morte non è consentita oltre confine, non abbiamo potuto fare nulla".Infatti, una delle prerogative è che sia la persona interessata a scegliere consapevolmente di ricorrere al suicidio assistito, e deve dunque essere in grado di intendere e di volere.La vicenda di dj Fabo ha messo in evidenza come, a detta delle associazioni interessate, due terzi del popolo italiano è a favore della possibilità di morire. Un business, dunque, in crescita, soprattutto per chi ha deciso di impiantare case della dolce morte a Chiasso? Per chiarire le voci che si espandono a macchia d'olio, abbiamo provato a contattare Mariangela Gasperini, a cui farebbe capo una delle strutture chiassesi, ma ha rifiutato di rispondere a domande. Il numero della LL Exit (ex Liberty Life), la sua attività che ha ricevuto lo sfratto, risulta ancora attivo: ci ha risposto un'impiegata, che, in modo anche piuttosto brusco, non ha voluto però chiarire nulla in merito alle attuali attività. Il sindaco di Melano, Daniele Maffei, ci ha confermato che la società esercita ora nel campo delle cure a domicilio, e che dopo il caso in cui è stata multata, non vi sono più stati suicidi assistiti praticati dalla LL Exit.
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