Il suo modo di cantare, o meglio di rappare, può piacere oppure no, ovviamente. I giovani lo amano, perché porta nella musica gli stereotipi dell’adolescenza e il linguaggio giovanile, spesso e volentieri senza lesinare luoghi comuni sulla sessualità e scendendo pure in volgarità. Ma a renderlo famoso e discusso sono le parodie in cui parla dell’immigrazione, dicendo di non pagare l’affitto, di non fare l’operaio, di non pagare e di non volersi sporcare le mani in quanto già di colore, oltre a volere il wi-fi. Insomma, i luoghi comuni che gli italiani (e non solo) usano per attaccare gli immigrati, quelli che secondo l’immaginario collettivo soprattutto di destra soggiornano negli hotel, non lavorano, e pretendono comodità a non finire. Bello Figo porta nei suoi testi gli stereotipi, cercando in un certo qual senso di prendere in giro il linguaggio dell’estrema destra e del razzismo. Evidentemente, ci sta riuscendo, se è vero che in tv ha litigato pesantemente con Alessandra Mussolini, e che ovunque vada trova l’opposizione di gruppi di destra.