“Lavoravo a Lugano, mi hanno licenziata l’anno scorso dopo che avevo lavorato per tutta la mia vita professionale lì”, ci racconta una donna, che conosce il direttore frontaliere di Vezia, su cui non ha comunque ricordi negativi. Ma il clima non era dei migliori, anzi. “C’era una sorta di terrore, c’erano sempre riunioni in cui ci dicevano che la situazione era catastrofica. Avevano messo dei mistery check, ovvero delle persone che fingendosi clienti venivano a controllarci, poi hanno inserito dei formulari da compilare su quanto si vendeva: sentivamo il fiato sul collo”. I licenziamenti, aggiunge, negli ultimi due o tre anni, sono stati parecchi, magari un paio ogni sei mesi “per non dare nell’occhio. Prima hanno abbassato le percentuali lavorative, poi sono passati ai licenziamenti. Quanti frontalieri ci sono? Non lo so, tanti. Nel mio reparto erano più o meno la metà”.