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Cronaca
17.09.2018 - 17:110
Aggiornamento: 18.09.2018 - 11:31

"I bambini vomitavano, la madre piangeva". Racconto (choc) di un altro rimpatrio

Un gruppo di cittadini scrive per raccontare di un'altra madre eritrea prelevata all'alba: "hanno mostrato loro foto di persone legate e bendate"

LUGANO – “Noi cittadini non ci riconosciamo in questo scoraggiamento sistematico della speranza, in questo palese disprezzo dei diritti dei bambini, in questa mancanza totale di riguardo per l'umanità fragile. Chiamiamo in causa non solo i poliziotti che hanno dato seguito agli “ordini” ma anche chi richiede e legittima questa violenza istituzionale”. A scrivere sono Francine Rosenbaum (etnologopedista), Romina Gentilini-Mengoni, (referente interculturale per le scuole), Elena Conelli ( psicoterapeuta), Sultan Filimci (docente di scuola media), Lara Robbiani Tognina,( attiva in ambito sociale e umanitario), Paolo Buletti (logopedista) e Simone Cornaro (oftalmologa): cittadini comuni, professionisti della sanità, della scuola e dell’integrazione. 

A indignarli è un altro caso di rimpatrio forzato, ancora ai danni di una mamma e due bambini eritrei. A raccontare i dettagli sono loro, in una nota.

“La notte tra l'11 e il 12 settembre alle ore due (02.00) la polizia ha fatto irruzione all'albergo La Santa di Viganello che ospita richiedenti l'asilo e prelevato una madre con due bambini di 8 e 4 anni trasportandoli con la forza fino all'aeroporto di Zurigo per dare seguito a una decisione squinternata di espulsione verso l'Italia”. È la notte che precede il rimpatrio dell’altra madre, anch’essa con due bimbi, di cui una malata, di cui abbiamo riportato qualche giorno fa.

“La polizia ha in seguito costretto la madre e i due bambini a salire su un aereo: i bambini vomitavano e la madre in lacrime. All’alba l’equipaggio li ha fatti scendere. La polizia ha avvertito la madre che l’avrebbero riportata sull’aereo la settimana prossima e l'ha lasciata sola con i bimbi dicendole di arrangiarsi ad arrivare in Ticino. Per completare l'opera un'agente della polizia aeroprotuale ha mostrato alla madre e ai suoi due bambini una foto di una persona con mani e gambe legate e occhi bendati gridando: “la prossima volta vi metteremo sull’aereo così”.

“La mattina i due bambini avrebbero dovuto andare a scuola e invece hanno imparato a loro spese cosa significa doversi confrontare con la violenza delle istituzioni”, constatano con amarezza. E contestano quelli che definiscono modi violenti della Polizia.

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