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23.04.2021 - 16:070

Il grido delle discoteche: "Siamo quelli che gestiscono i giovani che vi danno problemi, e ora..."

L'appello di Gianni Morici: "Adesso potete provare sulla vostra pelle cosa vuol dire gestire centinaia di ragazzi che scapitano, bevono e vogliono fare baldoria. L'estate scorsa eravamo aperti ma dicevano tutti di stare all'aperto"

BELLINZONA - E le discoteche? I locali notturni? GastroTicino accennava anche a loro, nella sua lettera inviata al Consiglio di Stato che abbiamo pubblicato oggi. Nel pomeriggio ne è arrivata un'altra, questa volta scritta proprio da chi gestisce pub e discoteche, stufo di non essere considerato, di dover pagare di tasca propria per non far fallire le società.

A postare sui social la missiva inviata al Consiglio di Stato è un nome noto, Gianni Morici, ex proprietario dello storico Pit, ora dell'Hook sempre a Bellinzona.

Le sue (amare) parole:

"Lodevole Consiglio di Stato,

Vi scriviamo a difesa di quel settore che è stato maggiormente penalizzato dalle decisioni dello Stato per combattere la pandemia di Covid-19, il settore della Movida, che coinvolge discoteche, pub, locali notturni, e che è stato completamente dimenticato sia sul piano sociale che sul piano economico.

Gli uffici cantonali spesso nemmeno hanno in chiaro che facciamo parte del settore della ristorazione, confondendoci col settore degli eventi, e la nostra convinzione è che anche Gastrosuisse non ne sia al corrente dato che anche loro non ci hanno mai tutelato e quasi mai nominato.

Siamo quel settore che in tempi normali gestisce, tiene a bada e soddisfa tutti quei giovani che (adesso che siamo chiusi) vi danno così tanti grattacapi (ad es. pensilina e foce di Lugano). Adesso potete provare sulla vostra pelle cosa vuol dire gestire centinaia di ragazzi che scalpitano, che bevono e che hanno voglia di fare baldoria; ebbene noi da decenni li abbiamo gestiti a nostre spese limitando le lamentele quasi sempre a qualche schiamazzo fuori orario qua e là. Non vogliamo un grazie, ma qui stiamo parlando di oblio.

Venendo al dunque volevamo sottoporvi due calcoli: i vostri aiuti consistono in debiti ( che dovremo restituire), lavoro ridotto ( che serve a non far collassare la disoccupazione e l’assistenza e che comunque dobbiamo contribuire al 18-20%), IPG (che comunque calcolando che lavoriamo solo di sera e spesso solo al week end ,nella maggior parte dei casi corrisponde ad uno stipendio tra il 30% e il 50%), e i casi di rigore con il 10% della cifra d’affari annua.
Volevamo appunto soffermarci su questi ultimi: quanto pensate che riusciamo a coprire dei costi fissi di 13 mesi con la chiusura totale dell’attività se ci concedete il 10% della cifra d’affari annua?

Siamo rimasti chiusi per vostra decisione dal 11.3.2020 al 5.6.2020 ...poi abbiamo passato un’estate deprimente dove tanti non hanno nemmeno osato aprire e i pochi aperti hanno potuto ascoltare le mosche volare nel locale perché il vostro appello quotidiano era quello di stare all’aperto e di non entrare nei locali al chiuso per non prendere il Coronavirus...e poi ci avete richiuso dal 9.10.2020 a data da definirsi ma sicuramente non prima della fine di maggio 2021.

Considerando che non è stata presa alcuna posizione in merito agli affitti (per vostra decisione perché invece alcuni cantoni romandi si sono mobilitati tempestivamente in tal senso), abbiamo dovuto pagare da privati i debiti delle società che hanno accumulato tutta una serie di fatture scoperte (costi fissi, affitti, tasse, assicurazioni, IVA, paritetici, leasing, ecc...).

Nessuna società che per 13 mesi su 15 accumula debiti senza avere nemmeno un franco di entrata ha la possibilità di essere considerata da un contabile “economicamente sostenibile” per definizione.

Quindi se dovessimo guardare la situazione scindendo le società dalle persone fisiche che vi stanno dietro e che vi hanno investito i propri risparmi, tutte le società che gestiscono locali notturni e discoteche dovrebbero aver già dichiarato fallimento da mesi.

Le discoteche che sono ancora in piedi lo sono perché ci sono famiglie che si stanno tirando via il pane di bocca per pagare affitti commerciali a fondo perso per salvare i propri investimenti e i propri posti di lavoro.

Detto questo, la situazione sta creando anche un problema sociale secondario al quale forse i più non hanno pensato: tutti i calcoli per poter accedere ai sussidi (sussidio ponte Covid, API-AFI,....) non prevedono di aggiungere ai costi sostenuti dalle famiglie i costi delle perdite d’esercizio delle società da loro create ( proprio per il fatto che la società è un’altra persona giuridica) . Di conseguenza queste famiglie che stanno pagando somme pazzesche di tasca propria indebitandosi con lo Stato, il Comune e anche con i parenti e i privati, si vedono regolarmente negati anche i sussidi.

Concludendo vi chiediamo pertanto di intervenire urgentemente con aiuti finanziari concreti, aiuti sugli affitti intervenendo sulla percentuale dei casi di rigore alzandola al 40% che è la percentuale corrispondente all’affitto di un anno dove abbiamo avuto l’obbligo legale di non esercitare (la cifra non è campata per aria dato che per 4 mesi di chiusura ai ristoranti di avete dato il 10%). Questo in ogni caso non pagherà tutti i debiti che abbiamo accumulato perché tutti i restanti costi fissi li abbiamo comunque dovuti pagare di tasca propria, però darà una boccata d’aria per resistere fino a settembre dato che non ci aspettiamo un’estate da cifre record visto che gli allentamenti saranno graduali, probabilmente il nostro settore andrà in contro a ulteriori chiusure e limitazioni e verrà sempre auspicato di non entrare se possibile nei locali al chiuso".

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