CRONACA
Il responsabile della funivia: "L'ultima cosa al mondo che pensavo era che si potesse rompere il cavo traente"
Gabriele Tadini ha ammesso di aver "orso il rischio di inserire quei forchettoni perché il problema ai freni continuava a bloccare la cabina"

STRESA - Il piccolo Eitan si è risvegliato. È l'unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone. Oltre le lacrime per chi se ne è andato, famiglie spezzate, si indaga per scoprire le responsabilità. 

Si sa che i freni erano stati manomessi (inserendo dei forchettoni) perché causavano degli stop alle cabine. In carcere ci sono tre persone: nell'interrogatorio il responsabile dell’impianto Gabriele Tadini ha ammesso di aver usato i forchettoni, con l'accordo del titolare delle Ferrovie del Mottarone, Luigi Nerini, e del direttore di esercizio Enrico Perocchi. 

Gli avrebbero “rappresentato la necessità di non interrompere il funzionamento della funivia, inevitabile se si fossero dovuti effettuare interventi di manutenzione di portata più estesa”.

Tadini avrebbe anche detto di aver scritto il falso nel registro ove vanno segnalati quotidianamente gli eventuali problemi tecnici, anche il giorno della tragedia, sostenendo che l'impianto frenante era funzionante, nonostante "un rumore-suono caratteristico riconducibile alla presumibile perdita di pressione del sistema frenante" che proveniva dalla cabina.

"Ho corso il rischio di inserire quei forchettoni perché il problema ai freni continuava a bloccare la cabina, ma l’ultima cosa al mondo che pensavo è che si potesse rompere il cavo traente", sono state le sue parole.

 

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