Daniel Ritzer: "L’unica via d’uscita è un’iniziativa dal basso". Giovanni Galli: "Responsabilità collettiva, assicurati compresi"
BELLINZONA – Ancora una volta, il Ticino si scopre maglia nera della Svizzera. I premi di cassa malati aumenteranno in media del 7,1% nel Cantone, ben oltre il rialzo federale (+4,4%). Significa che una famiglia di quattro persone si troverà a pagare nel 2026 circa 1.156 franchi in più rispetto all’anno precedente, dopo un rincaro di 1.500 franchi già subito quest’anno. Un salasso che non risparmia nessuno. Il dato stride con la situazione salariale nel nostro Cantone, dove ci sono i premi più alti e i salari più bassi. Un paradosso che infiamma il dibattito a pochi giorni dalla votazione cantonale sulle iniziative del PS (tetto del 10% del reddito disponibile) e della Lega (cassa malati deducibile integralmente).
Il risveglio dopo la stangata
Nel suo editoriale, Daniele Ritzer, direttore de La Regione, scrive che la salute è il “bene pubblico più pregiato” e che l’attuale modello finanziario “viola lo spirito della Costituzione federale. Oggi, educazione, sicurezza, infrastrutture sono finanziate in modo equo tramite imposte progressive, mentre la sanità grava sui cittadini indipendentemente dalla loro reale capacità contributiva”.
Il risultato è una spirale insostenibile: “In Ticino i premi sono cresciuti del 37% in soli quattro anni – sottolinea – erodendo il potere d’acquisto e limitando l’accesso alle cure”. Per Ritzer, l’unica via d’uscita è un’iniziativa “dal basso, che parta dai Cantoni, come già avvenuto nei Grigioni e a Vaud, per poi costringere Berna a una riforma radicale”.
L’analisi dei numeri
Diverso il taglio di Giovanni Galli, giornalista responsabile della politica federale al Corriere del Ticino. Per lui, l’aumento ticinese è “un caso, ma non una sorpresa: il Cantone spende più di tutti. Negli ultimi dodici mesi, infatti, sono state fornite prestazioni sanitarie pro-capite per 5.890 franchi, contro una media svizzera di 4.810”.
Le casse malati, scrive Galli, non sono le uniche responsabili: “Stavolta avevano persino proposto premi inferiori ai costi, ma l’Ufficio federale della sanità pubblica ha corretto al rialzo per colmare il divario. Se si fosse chiuso un occhio, l’aumento sarebbe semplicemente arrivato l’anno successivo. In sostanza: si paga di più perché si consuma di più, complice la densità di ospedali, medici e farmacie. La responsabilità è collettiva: assicurati compresi”.
E ancora: “D’altra parte, se si vuole un sistema sanitario di qualità e capillarmente diffuso bisogna pagarlo. Non si possono pretendere più prestazioni, pensando di spendere meno. Farlo credere sarebbe pure demagogia”.
Il voto di domenica, secondo Galli, sarà “un test seguito con attenzione anche oltre San Gottardo”. Per Ritzer, invece, sarà “un segnale potentissimo per Berna”.