Errore sì, reato no. Prosciolti entrambi gli imputati: "Non si vede perché avrebbero dovuto rischiare la carriera per favorire Gobbi"
BELLINZONA – Hanno sbagliato, ma senza malizia. È la sintesi del verdetto pronunciato oggi dalla giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti alla Pretura penale di Bellinzona, che ha assolto i due agenti della Polizia cantonale accusati di favoreggiamento nel caso legato all’incidente del consigliere di Stato Norman Gobbi (vedi articoli correlati).
Secondo la giudice, dopo il primo test etilometrico, risultato leggermente positivo (0,28 mg/l), l’esame del sangue doveva essere ordinato subito, e il procuratore pubblico di picchetto andava avvisato. "Le due ore limite erano già trascorse – ha ricordato – e il sospetto che Gobbi potesse aver guidato oltre il tasso consentito doveva emergere". I due agenti, invece, decisero di non procedere con l’esame. "Dal profilo oggettivo – ha detto la giudice – il reato di favoreggiamento è dato". Ma non basta.
“Mancava l’intenzionalità”
Per condannare, serviva la prova che i due avessero agito di proposito per aiutare Gobbi. E questa prova non c’è. "In Polizia esisteva una prassi diffusa: se erano passati solo pochi minuti oltre le due ore, si prescindeva dal sangue. È difficile credere che in quei momenti i due agenti abbiano deciso consapevolmente di favorire Gobbi". L’inchiesta, ha aggiunto, non è riuscita a ricostruire con precisione le tempistiche: “È plausibile che fossero passati solo pochi minuti dal limite”.
“Nessun legame, nessun movente”
Un altro punto chiave: i due agenti non avevano alcun legame con Gobbi, e non "si vede perché avrebbero dovuto rischiare la carriera per favorirlo", ha osservato la giudice. Risultato: proscioglimento pieno per entrambi.
Il Procuratore Generale Andrea Pagani aveva chiesto la condanna a 50 aliquote giornaliere (pena sospesa per due anni).
La difesa aveva invece chiesto il proscioglimento, sostenendo che gli agenti avevano agito in buona fede. E così è stato.