Una di essi, Marina Osnaghi, si occupa di donne arrivate a livelli manageriali e spiega come le viene raccontata una mentalità ancora maschilista, in cui la donna però lotta per mantenere le sue caratteristiche prettamente femminili. “Oltre ad avere competenze tecniche eccezionali, ci sono la passione della loro missione e la capacità di non mettersi mai nel ruolo della vittima o del ‘sesso debole’. Non hanno bisogno di dimostrare nulla, vivono se stesse ed il loro ruolo con serena tranquillità, crescendo con forza e coraggio, disposte anche a soffrire se necessario, pur di sostenere i propri ideali e la propria visione. Vivono con tenacia verso i risultati, con determinazione etensione al miglioramento continuo. Si sentono ‘uguali e diverse’, nella loro unicità di essere, più che nella discussione dei sessi; hanno la capacità di donarsi incondizionatamente al proprio obiettivo ed alla cura del sistema. Vogliono lasciare il segno, esattamente quanto lo desidera un uomo. Una donna al governo di una azienda porta la bandiera della crescita e dello sviluppo degli esseri umani, caratteristica questa fortemente femminile, essendo più che mai la donna, predisposta a percorsi di potenziamento e crescita”, elenca.