«Il fenomeno in sé è preoccupante. Vuol dire che un individuo viene preso di mira, denigrato, sminuito, messo alla berlina, diventa vittima e capro espiatorio di attacchi e insulti profondamente offensivi. Rappresenta la gogna che una volta si trovava in piazza, se viene fatto su minori e con modalità di accanimento su una persona è grave, porta a conseguenze psicologiche, fino a quelle più estreme. Sostituisce le botte, lo schiaffo e le vessazioni del bullismo, senza la possibilità di difendersi perché viene divulgato a tutti. Ma il caso Tami, per esempio, non è cyberbullismo».